«Siamo al bivio: più investimenti o un’altra crisi»
L’ex amministratore delegato di Pimco: adesso tocca ai governi, sì a politiche fiscali e opere pubbliche
«Le banche centrali hanno fatto tutto quello che era nelle loro possibilità, e anche di più. Non possono andare molto oltre. Misure “contro natura” come i tassi negativi, dimostrano che siamo ai limiti. Rischiamo la recessione e una nuova instabilità finanziaria. Per evitarle devono tornare in campo i governi e la politica economica».
Sera d’inverno in una “townhouse” del Village. Ian Bremmer e Nouriel Roubini, “star” della scienza politica e di quella economica, ospitano una conversazione con Mohamed El-Erian sul suo ultimo libro, “The Only Game in Town” (tema: le troppe responsabilità che le banche centrali si sono caricate sulle spalle), proprio mentre la Bce di Draghi sta per decidere nuovi interventi estremi. ElErian, ex direttore del Fondo Monetario ed ex Ceo di Pimco, ora superconsulente di Allianz, è sorridente e rilassato, ma quello che racconta è raggelante.
« Questo libro » spiega, «l’ho scritto perché l’inerzia dei governi ci porta verso una situazione insostenibile. Errori che pagheremo cari, ma che costeranno cari soprattutto ai nostri figli. Prima abbiamo «Le possibilità ci sono: la grande liquidità delle aziende e le nuove tecnologie» mangiato un pezzo del loro futuro col debito pubblico. Ora gliene stiamo mangiando un altro pregiudicando la crescita economica futura. E io ho una figlia di 12 anni».
El-Erian è molto ascoltato per i ruoli professionali svolti, ma soprattutto per le sue analisi: in passato prese sottogamba ma poi rivalutate. Fu lui a coniare, dopo il crollo del 2008, l’espressione «new normal»: l’invito a non attendersi nuove ere di rapido sviluppo, abituandosi piuttosto a convivere con tassi di crescita minimi.
«Gli economisti all’inizio respinsero questa ipotesi» ricorda El-Erian, «ma poi la tesi si è imposta, anche se con nuovi nomi: il “new mediocre” di Christine Lagarde o la “stagnazione secolare” di Larry Summers. Il problema è che anche la strada del “new normal”, pavimentata dalle mosse di Fed, Bce e delle loro “sorelle”, sta arrivando alla fine. Siamo a un bivio: se i governi riescono a rianimare la crescita con le politiche fiscali, le opere pubbliche, la riduzione delle diseguaglianze estreme che minano la democrazia e frenano i consumi (i ricchi risparmiano il reddito aggiuntivo, i poveri lo spendono), partirà un nuovo ciclo virtuoso. Altrimenti scivoleremo verso la recessione e una nuova era d’instabilità finanziaria».
E Trump? «Un altro fattore di instabilità al quale i mercati non hanno ancora attribuito un prezzo. Lo faranno». Siamo messi male, obiettano Roubini e Bremmer, la politica è immobile. Ma El-Erian non è pessimista: «Le possibilità ci sono: le grandi risorse liquide delle aziende, le nuove tecnologie, la capacità lavorativa sottoutilizzata. Serve uno “Sputnik moment” per uscire dalla paralisi. Forse ci verrà un evento traumatico, io spero di no».
E si commiata citando il leggendario Muhammad Ali: ormai vecchio, nel ‘74, sfidò l’imbattuto Foreman. Tutti si aspettavano un massacro e invece vinse con una strategia geniale che neutralizzò le sue debolezze. Parabola buona per governi e parlamenti pronti a compiere atti leggendari.
Per la crescita Mohamed El-Erian L’inerzia dei governi ci porta verso una situazione non sostenibile: pagheremo cari questi errori e, soprattutto i nostri figli