Telecom, la Borsa crede al riassetto Quel filo tra Vivendi e Mediaset
Le voci su Orange spingono il titolo sopra 1 euro. La trattativa non solo su Premium
Telecom Italia torna sotto i riflettori a Piazza Affari dove il titolo ieri ha chiuso sopra 1 euro, con un rialzo dell’1,55%, dopo aver segnato picchi superiori al 6%. A muovere gli scambi in Borsa sono state le nuove ipotesi di fusione con Orange, l’ex France Télécom, partecipata con il 24% dallo Stato. Il mercato mostra così ancora una volta di apprezzare le aggregazioni tra operatori europei della telefonia. L’idea si è rafforzata dopo le parole dall’amministratore delegato di Orange, Stéphane Richard, che ha aperto alla possibilità di una partnership nel caso in cui Vincent Bolloré, presidente del gruppo Vivendi che di Telecom Italia è il maggiore
singolo azionista. Ma il patron francese ha però precisato di non credere che le intenzioni di Bolloré siano queste. Le voci su Orange, tuttavia, continuano a circolare. E la Borsa ci crede. Anche perché il gruppo guidato da Richard non le ha mai veramente smentite.
Eppure, è difficile pensare che Vivendi, che fin qui ha investito attorno a 3,5 miliardi in Telecom per salire fino al 23,8%, abbia fatto da apripista a Orange con una sorta di portage. Così come - spiegano gli analisti a Parigi - non è certo scontato trovare sinergie commerciali tra operatori che lavorano su mercati molto diversi. Senza contare che Orange è impegnata in una fusione da 10 miliardi (tra cassa e scambio di azioni) con Bouygues Télécom, principale concorrente su un mercato dove la concorrenza è molto forte. Dipenderà anche da quanto valore Bolloré, investitore attento alle opportunità, riuscirà a creare in Telecom Italia. Per questo Vivendi lavora a fianco del management guidato dal ceo Marco Patuano ( il cui mandato scadrà tra un anno con quello di tutto il board) perché l’obiettivo è attivare subito il piano industriale al 2018, con i suoi 12 miliardi di investimenti, di cui 3,6 nello sviluppo della banda ultralarga. Il cuore del piano è infatti la convergenza tra reti in fibra ottica e contenuti. Vivendi ha già creato in Telecom un team di lavoro che agli inizi di aprile dovrebbe portare a un accordo su contenuti video e offerta musicale, dove i francesi sono forti con la Universal Music.
Ci vorrà tempo perché la società guidata dal ceo Arnaud de Puyfontaine mandi in porto tutte le partite aperte. Una si giocherà entro lunedì 14 marzo quando il gruppo italiano dovrà scegliere se cedere una parte della quota Inwit, la controllata al 60% nelle torri per la trasmissione del segnale, ai due candidati. Gli spagnoli di Cellnex puntano al 45% e la Ei Towers di Mediaset vuole il 25%. Ma è chiaro che se Telecom punta alla fibra, le torri sono meno strategiche e le consentiranno di fare cassa fino ad almeno 1,2 miliardi in caso di vendita del 45%. Altri 550 milioni sono arrivati dalla cessione di Telecom Argentina. Da chiarire è invece il futuro di Tim Brasil (meno strategica per i francesi) la cui combinazione con l’operatore Oi non ha dato i risultati sperati.
Sullo sfondo c’è poi l’alleanza con Mediaset. « Vivendi vuole creare un gruppo di contenuti e media a forte impronta latina», aveva spiegato de Puyfontaine. La trattativa per la pay tv Premium è un passaggi chiave. Ma dovrebbe essere solo il primo capitolo di una fusione con un primo scambio di quote per suggellare l’alleanza. La Borsa ci crede: Mediaset ha chiuso con un +6,8%.
Le torri Lunedì la scelta sulla cessione di una parte della quota Inwit a Cellnex o Ei Towers