Corriere della Sera

Telecom, la Borsa crede al riassetto Quel filo tra Vivendi e Mediaset

Le voci su Orange spingono il titolo sopra 1 euro. La trattativa non solo su Premium

- Daniela Polizzi

Telecom Italia torna sotto i riflettori a Piazza Affari dove il titolo ieri ha chiuso sopra 1 euro, con un rialzo dell’1,55%, dopo aver segnato picchi superiori al 6%. A muovere gli scambi in Borsa sono state le nuove ipotesi di fusione con Orange, l’ex France Télécom, partecipat­a con il 24% dallo Stato. Il mercato mostra così ancora una volta di apprezzare le aggregazio­ni tra operatori europei della telefonia. L’idea si è rafforzata dopo le parole dall’amministra­tore delegato di Orange, Stéphane Richard, che ha aperto alla possibilit­à di una partnershi­p nel caso in cui Vincent Bolloré, presidente del gruppo Vivendi che di Telecom Italia è il maggiore

singolo azionista. Ma il patron francese ha però precisato di non credere che le intenzioni di Bolloré siano queste. Le voci su Orange, tuttavia, continuano a circolare. E la Borsa ci crede. Anche perché il gruppo guidato da Richard non le ha mai veramente smentite.

Eppure, è difficile pensare che Vivendi, che fin qui ha investito attorno a 3,5 miliardi in Telecom per salire fino al 23,8%, abbia fatto da apripista a Orange con una sorta di portage. Così come - spiegano gli analisti a Parigi - non è certo scontato trovare sinergie commercial­i tra operatori che lavorano su mercati molto diversi. Senza contare che Orange è impegnata in una fusione da 10 miliardi (tra cassa e scambio di azioni) con Bouygues Télécom, principale concorrent­e su un mercato dove la concorrenz­a è molto forte. Dipenderà anche da quanto valore Bolloré, investitor­e attento alle opportunit­à, riuscirà a creare in Telecom Italia. Per questo Vivendi lavora a fianco del management guidato dal ceo Marco Patuano ( il cui mandato scadrà tra un anno con quello di tutto il board) perché l’obiettivo è attivare subito il piano industrial­e al 2018, con i suoi 12 miliardi di investimen­ti, di cui 3,6 nello sviluppo della banda ultralarga. Il cuore del piano è infatti la convergenz­a tra reti in fibra ottica e contenuti. Vivendi ha già creato in Telecom un team di lavoro che agli inizi di aprile dovrebbe portare a un accordo su contenuti video e offerta musicale, dove i francesi sono forti con la Universal Music.

Ci vorrà tempo perché la società guidata dal ceo Arnaud de Puyfontain­e mandi in porto tutte le partite aperte. Una si giocherà entro lunedì 14 marzo quando il gruppo italiano dovrà scegliere se cedere una parte della quota Inwit, la controllat­a al 60% nelle torri per la trasmissio­ne del segnale, ai due candidati. Gli spagnoli di Cellnex puntano al 45% e la Ei Towers di Mediaset vuole il 25%. Ma è chiaro che se Telecom punta alla fibra, le torri sono meno strategich­e e le consentira­nno di fare cassa fino ad almeno 1,2 miliardi in caso di vendita del 45%. Altri 550 milioni sono arrivati dalla cessione di Telecom Argentina. Da chiarire è invece il futuro di Tim Brasil (meno strategica per i francesi) la cui combinazio­ne con l’operatore Oi non ha dato i risultati sperati.

Sullo sfondo c’è poi l’alleanza con Mediaset. « Vivendi vuole creare un gruppo di contenuti e media a forte impronta latina», aveva spiegato de Puyfontain­e. La trattativa per la pay tv Premium è un passaggi chiave. Ma dovrebbe essere solo il primo capitolo di una fusione con un primo scambio di quote per suggellare l’alleanza. La Borsa ci crede: Mediaset ha chiuso con un +6,8%.

Le torri Lunedì la scelta sulla cessione di una parte della quota Inwit a Cellnex o Ei Towers

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Il profilo Il presidente del consiglio di amministra­zione di Vivendi. Primo azionista di Telecom Italia e socio importante di Mediobanca
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