Strappo di Parigi sui migranti «Ankara si fermi»
E il premier italiano: basta vertici Ue ogni 15 giorni
Hollande ha incontrato i leader socialisti europei all’Eliseo tra cui Renzi. E ha affrontato il tema immigrazione spiegando, in vista del vertice Ue di giovedì e della trattativa con la Turchia, che «non ci possono essere concessioni sui diritti umani o sui criteri di liberalizzazione dei visti». Anche Renzi ha affrontato il tema: «Non è possibile fare un Consiglio europeo ogni 15 giorni, diamo l’idea che non governiamo processi epocali».
Al termine dell’incontro Hollande promette nuove iniziative per «un’Europa molto più politica, magari a più velocità, con un budget e un governo della zona euro», rinviate però all’indomani del referendum del 23 giugno sulla permanenza o l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione, «qualsiasi sia il risultato».
Il presidente francese ha accolto ieri all’Eliseo il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi e gli altri leader della sinistra continentale per studiare un rilancio europeo basato su «crescita, crescita, crescita, il nuovo mantra», come ha detto Renzi. La prossima riunione si terrà a Roma.
A rappresentare la Germania c’era il ministro dell’Economia e vicecancelliere socialdemocratico Sigmar Gabriel, che non ha potuto fare molto per mascherare le difficoltà di molti Paesi con Berlino, evidenti dagli eventi delle ultime settimane e anche dalle dichiarazioni rese ieri dai leader.
«Non è possibile fare un Consiglio europeo ogni 15 giorni, così diamo l’idea che non governiamo processi epocali come quelli migratori», ha detto Renzi, a pochi giorni dal vertice di lunedì scorso a Bruxelles nel quale la cancelliera Angela Merkel ha negoziato direttamente con il primo ministro turco Ahmet Davutoglu.
Anche Hollande ha voluto precisare i termini delle discussioni con la Turchia, in vista della ripresa dei colloqui giovedì, dicendo che «non ci possono essere concessioni in materia di diritti umani o sui criteri di liberalizzazione dei visti». La Germania fa da sola sui migranti e per questo già un mese fa è stata apertamente criticata da Manuel Valls in visita a Monaco di Baviera. «Qualche mese fa i media francesi volevano dare il Nobel alla cancelliera, oggi ne constato i risultati...», disse il premier francese, segnando il punto forse più basso delle relazioni tra Francia e Germania negli ultimi anni. Ieri nessuno ha nominato Merkel, ma la sua politica è stata evidentemente chiamata in causa.
«L’austerity in Europa non funziona — ha detto Renzi — o come minimo ha portato sfortuna. Basta guardare la lunga fila di governi “rigoristi” che sono caduti come in un domino: Grecia, Portogallo, Spagna, adesso Irlanda. C’è un tema ingovernabilità su questa linea, a fronte di un populismo montante. Oggi a Parigi facciamo un passo avanti per dare unità e visione e strategia dei socialisti e democratici in Europa. Con l’Italia che su questi temi (il lavoro, in particolare) detta l’agenda».
Hollande ha parlato del rischio per l’Europa «non di una scomparsa, e neanche di uno smembramento, ma di una perdita di importanza» se non riesce a rispondere alla doppia esigenza di «sicurezza per i cittadini e speranza per i popoli». Mancanze delle quali Merkel — troppo aperta sui migranti, troppo rigorosa sui conti — è giudicata in gran parte responsabile. Appuntamento a Roma, dopo il referendum britannico, per scoprire le carte e vedere che cosa proporranno i leader di sinistra europei.
Le forze progressiste devono essere unite contro l’austerità, che prepara il terreno all’avanzata dell’estrema destra
@Stef_Montefiori