Corriere della Sera

Il segretario blinda le primarie: c’è chi usa le Comunali contro di me

«No al disegno anti- consultazi­oni. Per mandarmi via la battaglia è al congresso»

- Marco Galluzzo Alessandro Trocino

«A nessuno interessan­o le nostre discussion­i interne, la realtà parallela delle nostre polemiche, alla gente interessa sapere dei nostri provvedime­nti » . Primo messaggio. «Coloro che chiedono oggi più rispetto per la storia dell’Ulivo sono quelli che hanno distrutto l’Ulivo consegnand­o l’Italia nelle mani di Berlusconi». Secondo concetto, altra risposta alla sinistra del partito, riunita nelle stesse ore in Umbria, quella stessa costola del Pd che contesta il suo metodo di governo, quella che a suo dire «non sa perdere, che scappa con il pallone, che non lavora per unire il partito».

E se c’è qualcuno che persino nel Pd mette in discussion­e il metodo delle primarie, soprattutt­o dopo il caso di Napoli, con Bassolino che ne chiede l’annullamen­to, «una vergogna per l’intera città», Renzi risponde che «ho visto i video di Fanpage» e «ci sono state delle irregolari­tà, è evidente». «La soluzione - spiega - è che si valutino i ricorsi, senza dare per scontato che chi ha perso vinca e viceversa». E comunque, di certo «non sono meglio i clic di Casaleggio, che alla fine decide tutto lui, magari ignorando i pochi clic della rete, una visione da lunapark», e non è meglio «nemmeno quanto decidono ad Arcore, che tanto poi ai gazebo possono dire o sì o anche sì».

E invece le primarie, «che vogliamo esportare in Europa per scegliere il candidato alla presidenza della Commission­e Ue», sono l’unico metodo di selezione di un certo tipo di classe dirigente e in questo «il Pd è in Italia un presidio di democrazia, altrimenti torniamo ai capibaston­e del passato».

Nella vita «bisogna saper perdere e la regola vale anche per la politica», aggiunge Renzi, al rientro da Parigi, dove all’Eliseo ha partecipat­o alla riunione dei capi di governo socialisti della Ue. Davanti ai giovani del Pd il presidente del Consiglio respinge al mittente le accuse di voler personaliz­zare il partito, contesta la versione di chi mette sotto accusa i suoi metodi, in sostanza replica alla minoranza del Pd, riunita a Perugia, per dire loro che forse non sanno perdere: «Io quando ho perso le primarie sono rimasto a sostenere chi le aveva vinte, e non pensate che è stato facile dopo che ti venivano a dire, qui qualcosa non torna... Chiesi se si poteva avere il verbale di una Regione, non dico quale ma lo immaginate... mi dissero di no, i verbali sono stati bruciati».

Insomma «esiste un disegno per screditare le primarie come strumento, è accaduto a Genova e per colpa di Sergio Cofferati abbiamo perso la Regione. C’è qualcuno che parla di personaliz­zazione del partito, non c’è antidoto più grande alla personaliz­zazione del rispetto delle regole», afferma ancora Renzi. E chi vuole intendere intenda, da D’Alema a Bersani, che oggi lo criticano apertament­e, mentre «chi perde resta nel partito e fa una battaglia nel partito, come ha detto bene Gianni Cuperlo».

E un ulteriore messaggio è ancora più esplicito, e anche questo corre sul filo delle polemiche Roma-Perugia: «Chi cerca di utilizzare strumental­mente il risultato delle amministra­tive in chiave interna sta sbagliando campo di gioco. Il campo di gioco c’è, chi vuole tra renzisti e antirenzis­ti rischia di produrre una logica “amico/nemico” che blocca la discussion­e».

Una logica che fa comodo allo stesso Renzi?

Tra i giovani Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ieri è intervenut­o a Roma a «Classe dem», la scuola di formazione dei giovani del Partito democratic­o mandarmi a casa la battaglia la farà al congresso del 2017, è questa la novità del Pd». Ma oltre alle risposte alla minoranza dem c’è anche il botta e risposta con i tanti interventi dei giovani democratic­i. C’è chi gli contesta, con una battuta, di non essere stato eletto. La verità «è che il governo Letta si era bloccato. Ricordate un provvedime­nto fatto da quel governo? Purtroppo no, e quindi il Pd ha

nostalgia?

«No, la situazione è cambiata. L’Ulivo ha avuto meriti, ma anche pecche. Farei un’analisi più serena, senza questa logica gladiatori­a».

Si contesta lo slittament­o a destra.

«Questa legislatur­a nasce, vista la non vittoria del Pd, sulle larghe intese. Ma bisogna stare attenti a non spostarsi troppo al centro o a destra, altrimenti si rischia di perdere. E questo vale anche per la tornata amministra­tiva».

Non tutti sostengono convintame­nte i candidati renziani di Roma e Milano.

«La gente ci vuole uniti, sarebbe un errore non sostenerli. Così come è stato un errore non fare elenchi degli elettori detto “segretario tocca a te”. Nessun golpe di palazzo, la Costituzio­ne prevede che l’incarico lo dia il capo dello Stato a chi in Parlamento ha i voti».

E infine, a chi ha paura del partito della Nazione, di un Pd snaturato, che strizza l’occhio alla destra, la risposta è: «Dov’è il punto chiave per capire se Pd si trasforma in qualcos’altro? Nel premio alla lista. Se il premio è alla lista, c’è il Pd, punto; se il premio è alla coalizione, allora c’è la coalizione. Il premio alla lista l’ho proposto io e alcuni di quelli che oggi mi accusano di voler fare la coalizione con il centrodest­ra sono gli stessi che non hanno votato l’Italicum perché non c’era il premio alla coalizione».

A Napoli ci sono state irregolari­tà, è evidente Ma il Pd in Italia è un presidio di democrazia Altrimenti torniamo ai capibaston­e del passato

per le primarie. Andando avanti così, la gente perbene non si vorrà far vedere in fila ai gazebo».

Come valuta il caso Napoli? Bassolino si candiderà?

«Credo che meriti una risposta nel merito. Dopo di ché, lui ha le spalle larghe e un grande spirito di responsabi­lità».

La sinistra pd vorrebbe cambiare l’Italicum e minaccia di non votare sì al referendum.

« Sono due cose diverse. L’Italicum mi sembra meglio del Porcellum, ma se c’è una modifica da fare, le si faccia. Quanto alla riforma costituzio­nale, non la metterei in discussion­e».

Si vuole anticipare il congresso Pd.

«Sarebbe meglio una conferenza di organizzaz­ione. Abbiamo un partito fortemente indebolito. Renzi vede i corpi intermedi come un impaccio. Ma il Paese funziona solo così: le energie non possono essere tutte a Palazzo Chigi».

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