Mattarella vola in Etiopia, la visita ai campi profughi
Un’utenza internazionale che contatta il cellulare di Giulio Regeni il primo febbraio scorso e alcuni indumenti «custoditi nel commissariato di polizia». Sono gli elementi più significativi contenuti nella relazione riservata di 91 pagine consegnata dagli inquirenti egiziani al team investigativo in missione da oltre un mese, alla vigilia della trasferta del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e del suo sostituto Sergio Colaiocco al Cairo. L’esame del dossier fa emergere definitivamente tutti i depistaggi e le omissioni compiute dalle autorità locali per occultare la verità sulla cattura e l’omicidio del ricercatore. Perché contiene soltanto una parte di tabulati telefonici, testimonianze, relazioni di servizio e dimostra come alcune tracce utili siano state tralasciate o addirittura contraffatte. Ma soprattutto perché svela le manipolazioni compiute dopo il ritrovamento del cadavere del giovane ricercatore.
Il telefono cellulare
Secondo l’informativa della polizia locale, l’ultimo contatto utile ricavato dal cellulare di Regeni è una «connessione internet alle 19.51 del 25 gennaio nei pressi della metropolitana». Nulla di più viene specificato, quindi non è possibile sapere se sia stato proprio lui ad effettuarla. L’annotazione dà invece conto di altre due chiamate «a cellulare chiuso». La prima arriva alle 11.40 del 26 gennaio ed è stata effettuata da un amico di Giulio nel tentativo disperato di riuscire a rintracciarlo. L’altra risale all’1 febbraio, quando la notizia della sua scomparsa era ormai pubblica ed era già forte la «pressione» delle autorità italiane sull’Egitto per sapere che fine avesse fatto. Proviene da un’utenza internazionale indicata nella relazione sulla quale non è stato effettuato alcun controllo che invece sarà svolto adesso dai carabinieri del Ros e dai poliziotti dello Sco. A chi è intestata? Chi cercava Giulio? E perché?
Nessun ripetitore
Nel dossier si conferma che a scoprire il cadavere sul cavalcavia alle 10.30 del 3 febbraio è un tassista che si ferma sul ciglio della strada dopo aver forato un pneumatico. Secondo la relazione, a bordo dell’auto
Nel ‘97 Oscar Luigi Scalfaro è stato il primo presidente della Repubblica a visitare l’Etiopia dopo l’avventura coloniale dell’Italia di fine Ottocento poi ripresa con l’occupazione degli anni Trenta. Quel viaggio di Scalfaro — contrassegnato dall’impegno altamente simbolico di restituire agli etiopi l’obelisco di Axum trafugato dal regime fascista — oggi viene ripercorso con obiettivi totalmente nuovi dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, che stasera atterra ad Addis Abeba in una città molto cambiata rispetto a 20 anni fa. Basterebbe fare mente locale sulla estesa illuminazione della capitale dell’Etiopia. Il Paese africano oggi registra una crescita annua del Pil del 12 % e rappresenta ormai una potenza regionale, con 100 milioni di abitanti, senza rivali nel Corno d’Africa.
La prima caratteristica dell’Etiopia, che interessa l’ Europa, è quella di essere un Paese stabilizzatore nel Corno d’Africa. Un solo Stato capace di ospitare 800 mila rifugiati (dalla Somalia, dal Sud Sudan e dall’Eritrea) in campi che hanno anche la funzione strategica di drenare il flusso di popolazioni diretto verso la sponda Sud del Mediterraneo. Nel 1997 Oscar Luigi Scalfaro fu il primo presidente a visitare il Paese dopo gli anni 30 Presidente Sergio Mattarella, 74 anni, è capo dello Stato italiano dal 3 febbraio 2015 Per questo la cooperazione, in Africa, sul tema delle migrazioni sarà al centro dei colloqui che il presidente Mattarella avrà con il suo omologo etiope, Mulatu Teshome, con il premier Hailemariam Desalegn e con il Patriarca ortodosso Abune Matthias I. «Salvare vite umane e tendere la mano quanti fuggono da guerra e miseria è un dovere morale di qualunque società», ha detto Mattarella il 17 febbraio al Consiglio dell’Ifad. E di certo tornerà sul punto mercoledì, quando visiterà il campo di Teirkidi/Kule che ospita 50 mila profughi del Sud Sudan.
Secondo motivo di interesse per l’Italia e la Ue è il ruolo dell’Etiopia nell’Unione Africana (Ua) che ha sede ad Addis Abeba.
Inquietante viene ritenuto dagli investigatori italiani il mistero legato agli indumenti. Secondo il verbale della polizia locale al momento del ritrovamento del cadavere Regeni «indossa un golfino di lana celeste e una maglietta nera lacera, intorno al collo ha una maglietta verde lacera con un nodo dietro. È nudo nella parte inferiore del corpo». I dettagli annotati nel dossier sembrano voler accreditare la pista indicata inizialmente dalla Il governo da Desalegn, infatti, è il maggior contributore della Ua ed è protagonista nelle missioni internazionali contro il terrorismo fondamentalista in Somalia e ai confini del Sud Sudan.
Terzo punto in agenda i rapporti bilaterali. L’interscambio è ancora modesto (320 milioni) ma molti gruppi italiani sono impegnati nel rinnovo delle infrastrutture dell’Etiopia. La diga da 1,4 miliardi costruita dall’Impregilo L’Etiopia ospita 800 mila rifugiati dalla Somalia, dal Sud Sudan e dall’Eritrea del gruppo Salini — che pure ha scatenato la dura reazione delle popolazioni residenti a valle dello sbarramento — è la più grande dell’Africa: «Nel mondo c’è bisogno di Italia», disse a luglio il premier Matteo Renzi durante la sua visita in Etiopia. Il viaggio di Mattarella si conclude in Camerun dove mai è andato un capo di Stato italiano. Il Paese dell’Africa centrale è tra i più dinamici del continente (19 anni l’età media), con un tasso di alfabetizzazione alto (70%) e con una numerosa e qualificata comunità camerunense che studia nelle nostre università, pronte anche ad aprire alcune facoltà a Yaoundè.
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