La vicenda
Il ricordo Hillary ha ricordato l’impegno di Nancy Reagan nella lotta all’Aids
L’errore I Reagan non erano in prima linea contro l’epidemia
Le scuse Clinton è stata costretta a scusarsi pubblicamente
Forse Hillary Clinton ha parlato controvoglia e perciò svogliatamente, e così è facile sbagliare. Forse non stimava troppo Nancy Reagan, moglie e prima dama tradizionale. Lei ha sempre puntato a essere presidente; non sopportava l’inconsistenza del ruolo di first lady, la posizione subalterna, le attività stupidelle. Forse, per non rischiare di parlarne male, per lodarla e così blandire con una bugia revisionista le elettrici repubblicane affezionate a Nancy e disgustate da Trump, in un’intervista tv nel giorno del funerale ha parlato del suo impegno nella lotta all’Aids. E ha dato ai Reagan il merito di «aver iniziato una conversazione nazionale» sull’epidemia. Non era andata così.
Ronald Reagan ha parlato di Gli anni aspettati da Ronald Reagan per parlare di Aids. Era il 1987 e i morti erano già ventimila. I suoi consiglieri pensavano che riguardasse gay e drogati. Nancy aveva ignorato le richieste d’aiuto dell’amico Rock Hudson
Insincera
Aids solo nel 1987, dopo sei anni e ventimila morti. I suoi consiglieri, ha raccontato l’ex Surgeon General C. Everett Koop, pensavano che eroinomani e omosessuali «se lo meritavano».
Nancy aveva ignorato le richieste d’aiuto del vecchio amico Rock Hudson, che di Aids stava morendo. Poi, quando l’amministrazione decise di finanziare la ricerca sull’Aids, lei era favorevole e fece pressioni sul marito. Non molto, in effetti. E molti l’hanno fatto Il 50% degli elettori giudicano la candidata alla nomination democratica insincera presente. E Clinton si è subito scusata per aver detto «una cosa inesatta». È l’incidente del giorno, magari passerà. Magari non danneggerà Clinton tra gli elettori Lgbt, anche se i sopravvissuti, ora, sono indignati.
Magari la sua uscita chiarisce l’approccio clintoniano ad alcuni problemi. Sul sito Vox, Matt Yglesias ha notato come «riveli il suo punto di vista da insider sui cambiamenti sociali»; insomma, Hillary, pilastro dell’élite globale da un quarto di secolo, darebbe più importanza a un battito di ciglia di Nancy Reagan che ai movimenti, gay, etero e medici, impegnati per anni nella prevenzione e nella cura. Per altri commentatori, la gaffe resta inspiegabile. Per quasi tutti è uno dei tanti incidenti in In alto Nancy Reagan alla Convention repubblicana nel 1996, sopra Hillary Clinton al funerale dell’ex first lady questa fase negativa. Dannoso perché conferma l’opinione di oltre il 50 per cento degli elettori, che secondo i sondaggi la giudicano insincera (già nel 1996 il conservatore William Safire scriveva: «La nostra first lady — una donna di provati talenti e un modello per molte— è una bugiarda congenita», e i misteri sui Clinton non hanno aiutato). Stradannoso perché venuto dopo aver accusato Bernie Sanders di essere stato contro il salvataggio dell’industria automobilistica nel dibattito in Michigan (non era esatto; Sanders ha vinto lo Stato). E forse arrivato prima delle prossime notizie sulla testimonianza di Bryan Pagliano, il tecnico che aveva sistemato il server da dove Clinton mandava email di stato. I media filorepubblicani anticipano rivelazioni «devastanti». L’altra sera, durante il dibattito a Miami, le hanno chiesto se si ritirerebbe se venisse incriminata. Ha replicato: «Per carità! Non succederà. Neanche rispondo alla domanda». Ma c’è chi se la pone; e chi pensa, in questi giorni, che l’unico a condurre un’energica campagna pro Hillary sia, al solito, Donald Trump.