Manuel: «Volevo uccidere mio padre» Il giallo dei video di stupri nel cellulare
Foffo al pm: cose terribili nel telefonino di Prato, mia madre ha problemi psichiatrici
Sono interrogatori, ma assomigliano spesso a sfoghi, se non a sedute psicoanalitiche, dove i ruoli di omicida e pm sfumano in qualcosa di più «umano» e la pubblica accusa si accomoda e ascolta per avere spiegazioni in un delitto che appare inspiegabile. «Volevo uccidere mio padre, forse per questo ho combinato tutto questo, volevo vendicarmi di lui», dice in uno di questi momenti Manuel Foffo. E se la frase non basta a ricavare il movente che ancora manca — non uno razionale, almeno — aiuta a capire qualcosa in più della personalità di chi ha ucciso, insieme a Marc Prato, il 23enne Luca Varani. Il loro legame, qualcosa di forte e ancora non chiaro, più profondo di una tre giorni di sesso e droga, nasconde forse una chiave importante sul buio delle loro menti. Qualcosa che poi il delitto ha incrinato, spingendo i due ad accusarsi a vicenda. «Manuel era impazzito, ne ero infatuato e l’ho assecondato», è la versione di Prato. «Mi sentivo minacciato da lui. Sul suo telefono mi ha mostrato video di donne stuprate e bambini nudi», rivela Foffo. I suoi ricordi vengono fuori un pezzo alla volta. Frammentari ma attendibili, secondo chi indaga.
«Il momento in cui ho perso il controllo di me stesso — dice il 28enne — credo sia quando tra me e Marc è uscito l’argomento di mio padre. Io e Marc abbiamo iniziato a parlare a lungo di mio padre e questa cosa mi ha fatto “venire il veleno”, avevo una forte rabbia interiore. Questo dialogo è durato fino alle 2.30 di giovedì. Erano davvero sinceri e lui mi guardava con uno sguardo criminale». Vittima Luca Varani, lo studente ucciso al culmine di ore di torture
Nei tre verbali di Foffo — quello della sera in cui si è costituito, l’interrogatorio di garanzia davanti al gip e le precisazioni fatte il giorno successivo al pm — c’è un costante rimarcare la propria nonomosessualità. Certo, il video di quel rapporto orale con Prato a Capodanno. I giochi a tre fatti al decimo piano di via Iginio Giordani. Ma, sottolinea Foffo, «dopo che è andato via Alex (uno dei ragazzi passati dall’appartamento, ndr) con Marc ho avuto solo un rapporto orale. Se sono stato con lui è per la cocaina, ne ha sempre tanta, e perché è una persona brillante, con tante conoscenze, e con il quale, grazie anche alla droga, facciamo conversazioni molto interessanti».
Il 28enne dice anche qualcosa in più sul rapporto col padre, conflitti comuni a tutti i legami con il genitore, forse, ma che per lui avrebbero avuto un altro significato: «A 18 anni ha regalato a un altro il mio motorino che ho amato tanto. Poi volevo una Yaris, ma lui mi diceva che era poco resistente. Ho un forte risentimento verso di lui perché entrambi vogliamo avere ragione » . Manuel si sentiva poi messo ai margini dal padre nella gestione del ristorante, cosa per la quale gli viene preferito il fratello Roberto (più volte invitato «a partecipare» quelle tre sere, coinvolto in passato in un incidente mortale, da passeggero di un auto il cui conducente era ubriaco). È lui l’unico che Foffo «salva» della sua famiglia: «Mi spiace per lui, ha una carriera davanti, adesso tutti lo ricorderanno per questo. Mia madre, invece, credo che abbia problemi psichiatrici. Io mi sento un incompreso», il suo ultimo sfogo. L’avvocato difensore, nonché amico di famiglia, Michele Andreano, precisa che «è una ammissione complessa, da contestualizzare. Manuel ha delineato un rapporto molto doloroso, difficile, conflittuale con padre».
Ma è un fatto che a una settimana dall’omicidio il pm Francesco Scavo e i carabinieri di piazza Dante e del Nucleo investigativo stiano continuando a scavare nella famiglia del killer. Sentiti più volte, oltre al padre, anche il fratello e la madre, che vive al piano inferiore rispetto a quello dell’omicidio e che a caldo dava la colpa ai vicini: «Questo è un palazzo di gente strana, qualcuno è entrato in casa e ha ucciso il ragazzo», argomentava. Ma gli inquirenti vogliono capire se qualcuno altro abbia visto quel cadavere e cosa abbia davvero attirato Luca verso i suoi aguzzini.
Le indagini Negli ultimi giorni gli investigatori hanno sentito più volte la famiglia dell’omicida