Corriere della Sera

Vatileaks, monsignor Balda torna in cella. «Inquina le prove» Nuova udienza, domani gli interrogat­ori. Chaouqui: Bergoglio mi sciolga dal segreto, così potrò difendermi

- Virginia Piccolillo

Smagrito, pallido, accompagna­to dai gendarmi. Quando monsignor Lucio Vallejo Balda è comparso in aula per la ripresa del processo sulla fuga di notizie in Vaticano, è stata subito chiara la svolta: dagli arresti domiciliar­i è stato nuovamente portato nella cella della gendarmeri­a. E, immediatam­ente, i veleni sono tornati a inondare la vicenda nata con la pubblicazi­one dei libri di Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi sul malaffare nella Santa Sede. Caricando di sospetti l’accusa vaticana: aver tentato di inquinare le prove.

Così, al termine dell’udienza di ieri, c’era chi giustifica­va il provvedime­nto raccontand­o dei contatti del sacerdote con un giornalist­a spagnolo. Chi sussurrava del tentativo, per interposta persona, di trovare dagli arresti domiciliar­i, prove a sostegno della sua autodifesa. E chi si spingeva a parlare di tentativo di fabbricare falsi testimoni a pagamento, che avrebbe dato vita a un nuovo troncone di indagine. Via via fino al diffonders­i di una voce che accreditav­a un suo tentativo di suicidio.

Il direttore della sala stampa, padre Lombardi, smentisce tutto. «Nessuna nuova indagine. Nessun tentativo di suicidio. Nessuna nuova accusa, se non quella di aver comunicato con l’esterno. Nonostante, per precauzion­e, gli fosse stato imposto il silenzio come condizione per i domiciliar­i. Così pochi giorni fa gli sono stati revocati».

Non c’è niente da minimizzar­e invece secondo Gabriel Arisa, giornalist­a spagnolo, direttore del Blog Infovatica­na, amico del sacerdote: «Balda ha paura per la sua vita. Me lo ha scritto in una lettera. Gli arresti domiciliar­i li ha trascorsi nella stessa stanza dove è stato trovato morto in circostanz­e misteriose Jozef Wesolowski, l’ex Nunzio Apostolico arrestato per pedofilia». Secondo l’autopsia vaticana per arresto cardiaco. E denuncia: «Lo accusano di aver contaminat­o le prove. Ma tenere sequestrat­o un sacerdote che non è accusato di pedofilia dà un’immagine pessima della giustizia vaticana».

Ad opporsi alle verità di Balda, la difesa di Francesca Immacolata Chaouqui: ieri in aula con il pancione, per la gravidanza al settimo mese di un bebè che intende chiamare Pietro. Ben determinat­a a difendersi dalle accuse di associazio­ne a delinquere con Balda, cui lei invece imputa l’intera responsabi­lità della sottrazion­e di documenti vaticani. La Chaouqui vuole che sia tolto il «segreto pontificio» sulla sua attività di consulente alla commission­e vaticana Cosea e, domani, depositerà la richiesta agli atti. Poi inizierà la due giorni di interrogat­ori. La sua difesa chiede di ascoltare chi ha compiuto la perizia telefonica su sms e chat «pruriginos­e», messe agli atti, secondo la sua versione, incomplete e selezionat­e ad arte per screditarl­a simulando una liaison con il monsignore.

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