L’artista che cancella i suoi murales
«A Bologna non c’è più Blu». Con un gioco di parole sul suo blog, uno dei più noti esponenti della street art in Europa, Blu, ha firmato ieri un clamoroso gesto di protesta: cancellare, con una mano di vernice grigia, gli affreschi che anni fa aveva «regalato» alla città. È la sua risposta alla mostra «Street Art. Banksy & Co.» promossa da Genus Bononiae e da Fondazione Carisbo, che aprirà venerdì e si è appropriata di 4 sue opere, staccate dai muri su cui le aveva dipinte. E bollata dal collettivo di scrittori Wu Ming (al cui sito Blu rimanda) come «l’ennesima privatizzazione di un pezzo di città» e «la trasformazione della vita e della creatività di tutti a vantaggio di pochi».
Accuse respinte da Fabio Roversi Monaco, presidente di Genus Bononiae, ex rettore dell’università di Bologna: «Si fa confusione fra la mostra, che ha l’obiettivo di aprire e suscitare un dibattito sulla street art, e i distacchi di murales fatti da una associazione no profit costituita ad hoc. Solo i disinformati e le persone in malafede possono pensare che ci sia uno scopo economico». Il sindaco Virginio Merola cerca un equilibrio stretto: «Le scelte che riguardano l’arte non possono essere divise a priori tra giuste e sbagliate: Blu ha risposto da artista — dice su Facebook —. La preoccupazione è che Bologna domani si svegli più povera, con meno arte e spazi di libertà».
Sono molti i paradossi della polemica bolognese. Il mese scorso la writer AliCè (artista di fama europea) era stata condannata a pagare 800 euro per «imbrattamento» per un graffito. Intanto l’organizzazione «no profit» aveva staccato alcune opere dai muri di ex edifici industriali destinati alla demolizione — dopo aver ottenuto l’autorizzazione dai proprietari, ma non dagli artisti — per «salvarle» e poi destinarle alla mostra. Il Comune aveva spostato una rotonda per preservare uno degli affreschi di Blu ora cancellati. Ieri infine c’è stata una nuova denuncia per «imbrattamento»: a 3 attivisti del centro sociale Crash che aiutavano Blu a coprire graffiti. Da ieri la vicenda però non è più soltanto cittadina: la provocazione di Blu l’ha aperta al mondo perché costringe tutti a chiedersi a chi appartiene l’arte.