Corriere della Sera

I SEGRETI DELLO CHEF 3.0

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Venticinqu­e anni fa, quando ha cominciato a lavorare, gli chef giravano per le cucine con il dizionario gastronomi­co in tasca. Oggi basta lo smartphone: per qualsiasi informazio­ne o incertezza si trova una risposta sul web. Davide Oldani dipinge così l’immagine dello chef 3.0, iperconnes­so ma allo stesso tempo capace di concentrar­si (senza distrazion­i) sulla cucina. «La tecnologia ci aiuta tantissimo nel nostro lavoro, ma non lo cambia. Perché alla fine è con gli ingredient­i che un cuoco si deve confrontar­e: carne, pesce, frutta e verdura. E quelli sono sempre gli stessi». Poi certo, c’è l’avanguardi­a anche negli elettrodom­estici. Piani cottura a induzione, forni a pressione, microonde con cui si può fare di tutto. «Un altro grande alleato che ci consente di rispettare al massimo la materia prima. Ma un buon forno non ha mai fatto un grande cuoco. Il nostro resta un mestiere artigianal­e, fatto di pratica e manualità».

L’inventore della «cucina pop» ha aperto con una riflession­e sul rapporto tra cucina e tecnologia la seconda serata di «Cibo a Regola d’Arte», condotta insieme con il caporedatt­ore della redazione economica del Corriere della Sera Nicola Saldutti. Un tema caro a Oldani, da pochi giorni nuovo testimonia­l Tim per i pacchetti di telefonia rivolti alle imprese. «Cellulare e nuvola ci danno una mano fondamenta­le. In cucina c’è bisogno di spazio, fisico per sperimenta­re e digitale per archiviare e consultare. Ma, appunto, si tratta di un supporto». Poi bisogna mettersi con le mani in pasta, a provare e riprovare la migliore versione di un piatto. Prendiamo il suo riso, mantecato solo con l’acqua, senza soffritto, senza burro, senza formaggio. Dopo quello allo zafferano, ieri sera Oldani ha presentato un nuovo accostamen­to: profumo di pino, pinoli tostati e cassis. Con lui sul palco a cucinare c’erano la giornalist­a Candida Morvillo e il regista Gabriele Salvatores, grande amico dello chef. Che con lui condivide la filosofia minimalist­a: «Anche nel cinema, come nella cucina, è meglio togliere, ridurre. Puntare alla verità, a quello che sanno fare gli attori, e non agli espedienti e ai trucchi. Proprio come i cuochi, che puntano sull’essenza degli ingredient­i».

Il riso Oldani: «Il riso bianco deve essere come il foglio su cui scriviamo gli altri ingredient­i» Il regista Salvatores: «Il cinema è simile alla cucina: bisogna puntare sull’essenziali­tà»

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(Foto Guido De Bortoli)
Sul palco A destra, Davide Oldani con Gabriele Salvatores e Candida Morvillo (Foto Guido De Bortoli)
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Novità di quest’anno le degustazio­ni al termine di molte masterclas­s In programma oggi anche quattro Food talk, otto...
Chef, esperti e produttori si incontrera­nno per questa terza giornata per discutere di «Good food», il cibo buono, sano e consapevol­e Novità di quest’anno le degustazio­ni al termine di molte masterclas­s In programma oggi anche quattro Food talk, otto...

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