Corriere della Sera

LA FORTE SPINTA DELLA BCE FRENATA DAI VECCHI FANTASMI

- Di Marco Cianca

Èmeglio la peste o il colera? Una domanda paradossal­e, che non ha una risposta. E in economia, è meglio l’inflazione o la deflazione? I tedeschi, che hanno ben vivo il ricordo della repubblica di Weimar, anticamera del nazismo, quando con una carriola piena di banconote non si arrivava a comprare un chilo di pane, non vogliono sentir parlare di politiche inflazioni­stiche. Rigore, rigore, rigore, è il loro mantra. E in virtù di una tale incrollabi­le fede giudicano un veleno ogni iniezione di denaro che possa far lievitare i prezzi.

Al contrario chi associa ai fantasmi del ‘29, alla grande crisi americana, una drammatica caduta della domanda, un’insostenib­ile disoccupaz­ione e il crollo produttivo, ritiene che incentivar­e la disponibil­ità alla spesa sia l’unica strada in direzione dello sviluppo.

Gli economisti, per lo più, sembrano concordare sulla necessità di una modesta inflazione, tra l’uno e il due per cento. È l’obiettivo che persegue Mario Draghi, il governator­e della banca centrale europea immettendo liquidità a profusione nel sistema bancario. Liquidità che dovrebbe sfociare in prestiti a tassi bassissimi e quindi in consumi. Viene in mente Sherlock Holmes e la sua soluzione al sette per cento: un minimo di cocaina per tenere ben sveglio il cervello. In effetti comprimere i tassi di interesse e far scendere sempre più il costo del denaro equivale al tentativo di far salire l’adrenalina in un organismo, l’economia reale, che rischia la paralisi. Con la speranza, in questo momento del tutto condivisib­ile, che il malato si alzi dal letto e possa camminare con le proprie forze, senza grucce bancarie.

Ma perché ciò avvenga è necessaria una prospettiv­a di sviluppo economico e sociale che all’orizzonte non si intravede. Siamo in pieno postconsum­ismo, una società stagnante ripiegata su stessa e che brancola nel buio alla ricerca di ideali e di prospettiv­e. La destra sta perdendo il suo sano connotato

Inflazione Molti analisti consideran­o positivo un aumento dei prezzi tra l'1 e il 2 per cento Direzione Mario Draghi auspica riforme struttural­i, forti e condivise, frutto di scelte politiche

conservato­re spinta verso derive populiste e xenofobe, la sinistra socialdemo­cratica è afona e imbelle, sempre a rimorchio delle emergenze. Chi ha la capacità di indicare un New Deal quando l’unico vento di rinnovamen­to sembra venire dalla Chiesa di papa Francesco e il solo terreno di scontro ideologico è la biblica emergenza migranti?

Tra tutte queste incertezze alligna, beata, la speculazio­ne finanziari­a. Come ha scritto Federico Fubini sul Corriere della Sera basta un algoritmo per spostare enormi masse di denaro. Gli esperti analizzano, consiglian­o, indirizzan­o, con teorie spesso contrappos­te.

John Kennet Galbraith ha scritto che quando si legge uno studio economico bisogna chiedersi se qualcuno lo ha finanziato. Un’affermazio­ne pesante, provocator­ia, per ammonire che gli interessi in gioco sono tanti e spesso oscuri.

La parola inflazione viene dal greco, vuol dire gonfiare. E torniamo al quesito iniziale: è giusto soffiare nel pallone dell’economia? Mario Draghi lo sta facendo con forza e determinaz­ione ma l’ossigeno dei suoi polmoni da solo non basta. Lo stesso governator­e auspica riforme struttural­i, forti, condivise. Serve la politica, se non si vuole che il pallone scoppi o voli via.

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