LA FORTE SPINTA DELLA BCE FRENATA DAI VECCHI FANTASMI
Èmeglio la peste o il colera? Una domanda paradossale, che non ha una risposta. E in economia, è meglio l’inflazione o la deflazione? I tedeschi, che hanno ben vivo il ricordo della repubblica di Weimar, anticamera del nazismo, quando con una carriola piena di banconote non si arrivava a comprare un chilo di pane, non vogliono sentir parlare di politiche inflazionistiche. Rigore, rigore, rigore, è il loro mantra. E in virtù di una tale incrollabile fede giudicano un veleno ogni iniezione di denaro che possa far lievitare i prezzi.
Al contrario chi associa ai fantasmi del ‘29, alla grande crisi americana, una drammatica caduta della domanda, un’insostenibile disoccupazione e il crollo produttivo, ritiene che incentivare la disponibilità alla spesa sia l’unica strada in direzione dello sviluppo.
Gli economisti, per lo più, sembrano concordare sulla necessità di una modesta inflazione, tra l’uno e il due per cento. È l’obiettivo che persegue Mario Draghi, il governatore della banca centrale europea immettendo liquidità a profusione nel sistema bancario. Liquidità che dovrebbe sfociare in prestiti a tassi bassissimi e quindi in consumi. Viene in mente Sherlock Holmes e la sua soluzione al sette per cento: un minimo di cocaina per tenere ben sveglio il cervello. In effetti comprimere i tassi di interesse e far scendere sempre più il costo del denaro equivale al tentativo di far salire l’adrenalina in un organismo, l’economia reale, che rischia la paralisi. Con la speranza, in questo momento del tutto condivisibile, che il malato si alzi dal letto e possa camminare con le proprie forze, senza grucce bancarie.
Ma perché ciò avvenga è necessaria una prospettiva di sviluppo economico e sociale che all’orizzonte non si intravede. Siamo in pieno postconsumismo, una società stagnante ripiegata su stessa e che brancola nel buio alla ricerca di ideali e di prospettive. La destra sta perdendo il suo sano connotato
Inflazione Molti analisti considerano positivo un aumento dei prezzi tra l'1 e il 2 per cento Direzione Mario Draghi auspica riforme strutturali, forti e condivise, frutto di scelte politiche
conservatore spinta verso derive populiste e xenofobe, la sinistra socialdemocratica è afona e imbelle, sempre a rimorchio delle emergenze. Chi ha la capacità di indicare un New Deal quando l’unico vento di rinnovamento sembra venire dalla Chiesa di papa Francesco e il solo terreno di scontro ideologico è la biblica emergenza migranti?
Tra tutte queste incertezze alligna, beata, la speculazione finanziaria. Come ha scritto Federico Fubini sul Corriere della Sera basta un algoritmo per spostare enormi masse di denaro. Gli esperti analizzano, consigliano, indirizzano, con teorie spesso contrapposte.
John Kennet Galbraith ha scritto che quando si legge uno studio economico bisogna chiedersi se qualcuno lo ha finanziato. Un’affermazione pesante, provocatoria, per ammonire che gli interessi in gioco sono tanti e spesso oscuri.
La parola inflazione viene dal greco, vuol dire gonfiare. E torniamo al quesito iniziale: è giusto soffiare nel pallone dell’economia? Mario Draghi lo sta facendo con forza e determinazione ma l’ossigeno dei suoi polmoni da solo non basta. Lo stesso governatore auspica riforme strutturali, forti, condivise. Serve la politica, se non si vuole che il pallone scoppi o voli via.