Stretta sui voucher, obbligo di sms La mossa del governo contro gli abusi
Lavoro, un messaggio all’Inps per ogni buono. Premi aziendali, il decreto taglia tasse
Sono arrivati nel 2008, all’inizio servivano per pagare i pensionati e gli studenti che andavano a fare la vendemmia. Poi il campo di applicazione dei voucher è stato esteso a tutti i settori, dal commercio al turismo, fino all’edilizia. Ed è stato boom. L’anno scorso un dipendente su dieci è stato pagato almeno una volta con questi buoni lavoro, 7 euro e 50 ad ora, più minicontributi che non basteranno certo a costruire una pensione. L’ultimo ritrovato nel campo della flessibilità, disponibile online ma pure dal tabaccaio, ha visto la sua diffusione crescere del 66% rispetto all’anno precedente. E c’è il sospetto che oltre ad aver tirato fuori dal lavoro nero le prestazioni occasionali, come la vendemmia delle origini, possa essere usato anche per «nascondere» lavoratori che sono dipendenti a tutti gli effetti. Pagandoli meno, e senza nessun problema per mandarli via da un momento all’altro. Per questo il governo sta per modificare le regole dei voucher, rendendoli più tracciabili. Prima di utilizzare un buono lavoro, il datore di lavoro dovrà inviare via sms all’Inps il nome del lavoratore e la durata del rapporto. E lo stesso dovrà essere fatto quando il rapporto si conclude. Sembra un dettaglio, ma non lo è.
Con le regole di oggi un lavoratore non può incassare attraverso i voucher più di 7 mila euro l’anno. E non può prenderne più di 2 mila dalla stessa azienda. Eppure secondo i dati dell’Inps, che ha avviato un monitoraggio, il 40% delle persone che ricevono voucher ha proprio nei buoni l’unica fonte di reddito. Il sospetto è che i buoni siano utilizzati a volte per coprire rapporti di lavoro più lunghi o più intensi del consentito. «Contratti», cioè, che supererebbero le soglie di reddito fissate dalla legge, che pure rispetto al passato sono La crescita della produzione industriale in Cina (+ 5,4% a gennaio-febbraio) è la più bassa dal novembre del 2008. Gli investimenti sono cresciuti del 10,2%, rispetto a stime del 9,5%, ma le vendite al dettaglio sono aumentate «solo» del 10,2% nei primi due mesi rispetto a un anno fa, meno delle attese. La produzione industriale, chiamata in termini tecnici «valore industriale aggiunto», rappresenta il 40,5% del Pil cinese e quindi è uno dei principali indicatori di crescita. Di fronte a una serie di segnali che evidenziano il rallentamento dell’economia i dirigenti cinesi insistono a giocare in difesa. A rassicurare il mondo che non ci sarà «atterraggio duro» né instabilità sociale per i piani di ristrutturazione industriale, sabato è intervenuta anche la Banca centrale cinese. Il target di crescita economica della Cina del 6,5% a fine anno è conseguibile senza un «aggressivo» piano di stimoli monetari, afferma il governatore del Pboc, la banca centrale, Zhou Xiaochuan ( nella foto). Zhou vede uno yuan ormai stabilizzato e corposi flussi di capitali ancora in uscita nel breve termine. state alzate. Lo stesso presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha parlato di «rischio abusi» e «nuova precarietà» il ministro del Lavoro Giuliano Poletti di «boom sospetto». L’obbligo di sms impedirebbe al datore di lavoro di comprare un voucher e tenerlo nel cassetto, attivandolo solo in caso di problemi, come un infortunio.
I correttivi dovrebbero arrivare nei prossimi giorni con un provvedimento del ministero del Lavoro. Prima, però, arriverà il decreto attuativo della legge di Stabilità che introduce la tassazione agevolata del 10% sui premi di risultato messi in busta paga. E azzera le tasse se il dipendente e l’aziende decidono di trasformare il premio in servizi di welfare, come i buoni per pagare l’asilo nido o la baby sitter. Tutti benefit che il popolo dei voucher si sogna.
lorenzosalvia