Corriere della Sera

Stretta sui voucher, obbligo di sms La mossa del governo contro gli abusi

Lavoro, un messaggio all’Inps per ogni buono. Premi aziendali, il decreto taglia tasse

- Lorenzo Salvia

Sono arrivati nel 2008, all’inizio servivano per pagare i pensionati e gli studenti che andavano a fare la vendemmia. Poi il campo di applicazio­ne dei voucher è stato esteso a tutti i settori, dal commercio al turismo, fino all’edilizia. Ed è stato boom. L’anno scorso un dipendente su dieci è stato pagato almeno una volta con questi buoni lavoro, 7 euro e 50 ad ora, più minicontri­buti che non basteranno certo a costruire una pensione. L’ultimo ritrovato nel campo della flessibili­tà, disponibil­e online ma pure dal tabaccaio, ha visto la sua diffusione crescere del 66% rispetto all’anno precedente. E c’è il sospetto che oltre ad aver tirato fuori dal lavoro nero le prestazion­i occasional­i, come la vendemmia delle origini, possa essere usato anche per «nascondere» lavoratori che sono dipendenti a tutti gli effetti. Pagandoli meno, e senza nessun problema per mandarli via da un momento all’altro. Per questo il governo sta per modificare le regole dei voucher, rendendoli più tracciabil­i. Prima di utilizzare un buono lavoro, il datore di lavoro dovrà inviare via sms all’Inps il nome del lavoratore e la durata del rapporto. E lo stesso dovrà essere fatto quando il rapporto si conclude. Sembra un dettaglio, ma non lo è.

Con le regole di oggi un lavoratore non può incassare attraverso i voucher più di 7 mila euro l’anno. E non può prenderne più di 2 mila dalla stessa azienda. Eppure secondo i dati dell’Inps, che ha avviato un monitoragg­io, il 40% delle persone che ricevono voucher ha proprio nei buoni l’unica fonte di reddito. Il sospetto è che i buoni siano utilizzati a volte per coprire rapporti di lavoro più lunghi o più intensi del consentito. «Contratti», cioè, che supererebb­ero le soglie di reddito fissate dalla legge, che pure rispetto al passato sono La crescita della produzione industrial­e in Cina (+ 5,4% a gennaio-febbraio) è la più bassa dal novembre del 2008. Gli investimen­ti sono cresciuti del 10,2%, rispetto a stime del 9,5%, ma le vendite al dettaglio sono aumentate «solo» del 10,2% nei primi due mesi rispetto a un anno fa, meno delle attese. La produzione industrial­e, chiamata in termini tecnici «valore industrial­e aggiunto», rappresent­a il 40,5% del Pil cinese e quindi è uno dei principali indicatori di crescita. Di fronte a una serie di segnali che evidenzian­o il rallentame­nto dell’economia i dirigenti cinesi insistono a giocare in difesa. A rassicurar­e il mondo che non ci sarà «atterraggi­o duro» né instabilit­à sociale per i piani di ristruttur­azione industrial­e, sabato è intervenut­a anche la Banca centrale cinese. Il target di crescita economica della Cina del 6,5% a fine anno è conseguibi­le senza un «aggressivo» piano di stimoli monetari, afferma il governator­e del Pboc, la banca centrale, Zhou Xiaochuan ( nella foto). Zhou vede uno yuan ormai stabilizza­to e corposi flussi di capitali ancora in uscita nel breve termine. state alzate. Lo stesso presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha parlato di «rischio abusi» e «nuova precarietà» il ministro del Lavoro Giuliano Poletti di «boom sospetto». L’obbligo di sms impedirebb­e al datore di lavoro di comprare un voucher e tenerlo nel cassetto, attivandol­o solo in caso di problemi, come un infortunio.

I correttivi dovrebbero arrivare nei prossimi giorni con un provvedime­nto del ministero del Lavoro. Prima, però, arriverà il decreto attuativo della legge di Stabilità che introduce la tassazione agevolata del 10% sui premi di risultato messi in busta paga. E azzera le tasse se il dipendente e l’aziende decidono di trasformar­e il premio in servizi di welfare, come i buoni per pagare l’asilo nido o la baby sitter. Tutti benefit che il popolo dei voucher si sogna.

lorenzosal­via

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