La crisi di Hypo Adria spinge la Carinzia a un passo dal «default»
Gli investitori verso il rifiuto dell’offerta di Vienna
Troppo pochi i creditori di Heta asset resolution — il veicolo finanziario al quale sono stati trasferiti i crediti deteriorati di Hypo Group Alpe Adria — che hanno aderito alla proposta che può scongiurare il rischio di insolvenza del più meridionale dei land austriaci, la Carinzia. Che, così, si avvicina al default.
La bad bank Heta ha infatti emesso oltre 10 miliardi di bond, che adesso sono in gran parte nei portafogli dei grandi investitori istituzionali, tra cui anche Commerzbank e Allianz (attraverso Pimco). E per evitare il default della Carinzia — che di quei titoli è garante — il ministero delle finanze austriaco e il governo carinziano hanno proposto agli investitori istituzionali un buy back»: per così dire «facilitato sono disposti a dare subito il 75% del valore nominale delle obbligazioni, offrendo anche l’opportunità di acquistare degli speciali titoli governativi a 18 anni — appositamente emessi dallo Stato austriaco — per un valore pari a 10,2 miliardi ma a un prezzo scontato di 8,25 miliardi (quelli, appunto, incassati dal buy back). Il tutto mentre in Europa è caldo il tema degli aiuti di Stato alle banche.
Ebbene, stando alle ultime indiscrezioni provenienti dal-
l’Austria — l’ufficialità dei dati è attesa per domani — alla scadenza dell’offerta di venerdì 11 marzo soltanto pochi creditori avrebbero accettato la proposta, a fronte di un obiettivo — condizione perché l’operazione vada in porto — fissato ai due terzi del totale degli obbligazionisti.
Il fatto che la maggioranza dei creditori abbia deciso di non accettare l’offerta nonostante sia consapevole che dal land della Carinzia difficilmente potranno ottenere di più, lascia pensare che gli investitori istituzionali puntino a un intervento del governo centrale di Vienna. Allo stato attuale una scommessa, nulla più. Del resto, non ci sono precedenti di default di un land austriaco e — questo probabilmente è il ragionamento degli investitori che hanno declinato l’offerta carinziana — sull’operazione Heta il ministro delle Finanze Hans Peter Schelling è sceso in campo in prima persona, proprio per evitare un evento del genere che potrebbe avere ripercussioni — per lo meno di immagine — anche sull’affidabilità finanziaria all’interno del Paese. E nel portafoglio degli investitori istituzionali qualora la scommessa su un intervento di Vienna dovesse rivelarsi un azzardo.
@MicBorrillo