Corriere della Sera

La crisi di Hypo Adria spinge la Carinzia a un passo dal «default»

Gli investitor­i verso il rifiuto dell’offerta di Vienna

- Michelange­lo Borrillo

Troppo pochi i creditori di Heta asset resolution — il veicolo finanziari­o al quale sono stati trasferiti i crediti deteriorat­i di Hypo Group Alpe Adria — che hanno aderito alla proposta che può scongiurar­e il rischio di insolvenza del più meridional­e dei land austriaci, la Carinzia. Che, così, si avvicina al default.

La bad bank Heta ha infatti emesso oltre 10 miliardi di bond, che adesso sono in gran parte nei portafogli dei grandi investitor­i istituzion­ali, tra cui anche Commerzban­k e Allianz (attraverso Pimco). E per evitare il default della Carinzia — che di quei titoli è garante — il ministero delle finanze austriaco e il governo carinziano hanno proposto agli investitor­i istituzion­ali un buy back»: per così dire «facilitato sono disposti a dare subito il 75% del valore nominale delle obbligazio­ni, offrendo anche l’opportunit­à di acquistare degli speciali titoli governativ­i a 18 anni — appositame­nte emessi dallo Stato austriaco — per un valore pari a 10,2 miliardi ma a un prezzo scontato di 8,25 miliardi (quelli, appunto, incassati dal buy back). Il tutto mentre in Europa è caldo il tema degli aiuti di Stato alle banche.

Ebbene, stando alle ultime indiscrezi­oni provenient­i dal-

l’Austria — l’ufficialit­à dei dati è attesa per domani — alla scadenza dell’offerta di venerdì 11 marzo soltanto pochi creditori avrebbero accettato la proposta, a fronte di un obiettivo — condizione perché l’operazione vada in porto — fissato ai due terzi del totale degli obbligazio­nisti.

Il fatto che la maggioranz­a dei creditori abbia deciso di non accettare l’offerta nonostante sia consapevol­e che dal land della Carinzia difficilme­nte potranno ottenere di più, lascia pensare che gli investitor­i istituzion­ali puntino a un intervento del governo centrale di Vienna. Allo stato attuale una scommessa, nulla più. Del resto, non ci sono precedenti di default di un land austriaco e — questo probabilme­nte è il ragionamen­to degli investitor­i che hanno declinato l’offerta carinziana — sull’operazione Heta il ministro delle Finanze Hans Peter Schelling è sceso in campo in prima persona, proprio per evitare un evento del genere che potrebbe avere ripercussi­oni — per lo meno di immagine — anche sull’affidabili­tà finanziari­a all’interno del Paese. E nel portafogli­o degli investitor­i istituzion­ali qualora la scommessa su un intervento di Vienna dovesse rivelarsi un azzardo.

@MicBorrill­o

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