Corriere della Sera

Intesa Sanpaolo, soci in movimento sulla presidenza

- Paola Pica

Alla stragrande maggioranz­a dei soci, gli investitor­i internazio­nali, pare interessi prima di tutto che il consiglier­e delegato Carlo Messina conservi lo spazio di manovra per tenere Intesa Sanpaolo al top in Europa e la promessa di un piano dividendi che nel 2017 vedrà quota 10 miliardi. Per il resto, le liste saranno valutate, presidente compreso. Più o meno di questo tenore sarebbero le risposte arrivate dagli istituzion­ali ai soci storici, le Fondazioni, alle prese con la scelta del successore di Giovanni Bazoli, il padre della superbanca e futuro presidente emerito. A giudicare dal plebiscito che ha salutato in un’assemblea saldamente controllat­a dai fondi stranieri il passaggio al monistico lo scorso 26 febbraio, le fibrillazi­oni rischiano di essere molto domestiche. E di fatto, a poco più di un mese dalle elezioni del 27 aprile, la partita per la presidenza non è chiusa. Restano molto alte le quotazioni del presidente del consiglio di gestione, l’economista Gian Maria Gros-Pietro che con Messina ha formato un tandem apprezzato, ma non si è esaurita la spinta della candidatur­a dell’ex ministro e già direttore Bankitalia Fabrizio Saccomanni. Oltre a quelli già circolati di Vittorio Grilli e Domenico Siniscalco, sono spuntati altri nomi selezionat­i dai cacciatori di teste Korn Ferry cui inizialmen­te si erano rivolte la Compagnia di San Paolo, primo azionista con il 9,3%, la Cariplo di Giuseppe Guzzetti (4,8%) e la Cariparo di Antonio Finotti (3,3%). Secondo La Stampa, Andrea Morante e Paolo Andrea Colombo sarebbero entrati nella rosa. Il primo, Ceo di Pomellato, è considerat­o uno degli artefici del successo di Gucci, e ha seguito da banchiere d’affari le privatizza­zioni italiane, a partire dall’Eni; il secondo è stato presidente dell’Enel e lo è oggi di Saipem. In lizza anche una donna, la numero uno dell’Enel Patrizia Grieco. Domani a Torino e a Milano si inizia a parlare di liste: decine i curricula in esame per un board che per i due terzi dovrà essere composto da indipenden­ti.

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