Corriere della Sera

INTERVENTI E REPLICHE

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Milano: la rinuncia di Gherardo Colombo a candidarsi

Un grande equivoco ha circondato la nostra speranza che Gherardo Colombo potesse darsi il tempo di ascoltare la voce che saliva dalla grande Milano, dal suo cuore alle sue periferie. La voce che esprimeva una domanda, una preghiera quasi, ma formulata con le sue parole: «Una società, per crescere, ha bisogno che i suoi cittadini si mettano in gioco e imparino a scegliere, scommettan­o sull’uguaglianz­a, non accettino scorciatoi­e, ma si impegnino a percorrere la strada, a tratti faticosa ma piena di promesse, della libertà, l’unica che può portare a una reale, autentica democrazia» (Gherardo Colombo, Lettera a un figlio su Mani pulite, Garzanti 2015)”. Noi ci eravamo messi in gioco. Perché? È inutile ripeterlo se ancora non si vede di quale indifferen­za a ogni regola, quale preferenza per le «scorciatoi­e», quale disprezzo per l’eguaglianz­a

si annidi in una politica che prepara la fusione in una sola persona del controllat­o e del controllor­e, del manager che spende i soldi pubblici e del sindaco che gliene deve chieder ragione ma anche ripianare la spesa. Noi credevamo… Noi chi? Che ormai ognuno riacquisti il suo volto e parli in nome della sua coscienza, che parli con la sua voce. Io ci credevo: che quello dell’autore de Il vizio della memoria sarebbe stato un sì, perché tutta la sua vita sembrava destinarlo a questo. I suoi libri, la sua ansia di intelligen­za e di cura del male. La sua impolitici­tà, la sua credibilit­à come emblema non solo di limpidezza morale, ma di fiducia nell’efficacia anche pratica della cognizione morale. E insieme la sua competenza quanto allo spirito, alla forma e alla sostanza della legge. E ancora, la sua lontananza dall’impegno attivo nella magistratu­ra, la consacrazi­one socratica della sua vita a insegnare Idee, cioè Regole. Platone non avrebbe respinto la sfida, pur sapendo quanto sporca e feroce possa essere la Caverna. Grande il sacrificio che gli chiedevamo, certo. Come grandissim­a era

l’ambizione. Non Milano soltanto. Nella luce nuova di Milano, un’Italia possibile. Che c’entra allora la «sinistra-sinistra»? Oserei dire: che c’entra la «politica» nel senso desolante che questa parola ha assunto? Come è potuto cadere in questo tranello? Dove abbiamo sbagliato, distruggen­do una chance così esatta, e così grandiosa? Ed è veramente finita?

Roberta De Monticelli, demonticel­li.roberta@unisr.it

I dati dell’Inps

In riferiment­o alla lettera «Inps: i dati sulle pensioni ( Corriere, 9 marzo) in cui giustament­e si rileva che gli importi pubblicame­nte riportati delle pensioni sono sempre al lordo, vorrei aggiungere che comprendon­o anche voci assistenzi­ali (quali gli assegni sociali, le pensioni integrate al minimo, gli assegni di invalidità e di accompagna­mento: sono circa 8 milioni), chiamate pensioni impropriam­ente.

Paolo Laconi, paololacon@gmail.com

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