Inter, gol e brividi
Batte il Bologna con Perisic e D’Ambrosio, ma al 90’ Brienza la spaventa Un palo (di Ljajic) e una crescita graduale nel primo tempo, le reti nella ripresa
L’Imprescindibile e il Polemico tengono vivi davanti a Thohir i sogni Champions dell’Inter. Il Bologna viene domato nella tarda ripresa con due corner che esaltano lo stato di grazia di Perisic, giocatore ormai fondamentale, e la strana parabola di D’Ambrosio, uno dei capri espiatori dopo Juve-Inter e ancora negativo ieri prima di un finale spettacolare con assist, gol, esultanza polemica, salvataggio decisivo e morale conclusiva per i posteri: «Nel calcio non c’è equilibrio di giudizio». Poi, sennò non sarebbe Inter, è arrivato il 2-1 di Brienza al 90’, ma a quel punto per il Bologna era troppo tardi. Oggi l’Inter aspetterà il risultato della partita della Roma prima di dirigersi tra una settimana, sabato, all’Olimpico per la partita dell’anno: legittimo sperare e avere fiducia, anche se per sfangarla con i giallorossi servirà fare di più e, possibilmente, occorrerà avere anche Icardi che ieri è uscito dopo appena 7’.
Un misterioso virus ha provocato infatti la rapida moria dei centravanti. Per primo è saltato Maurito, al quale «è rimasto sotto» il ginocchio destro mentre cercava di artigliare a due metri dalla porta una gran palla gol scentrata da Eder. Risultato: distorsione, uscita e diagnosi rimandata a oggi. Per secondo, una decina di minuti dopo, è saltato Destro, stoppato da un problema al piede destro. Donadoni sistemava la faccenda inserendo Floccari senza toccare il modulo, Mancini invece sceglieva Kondogbia e passava dalle due punte alla punta unica (Eder) supportata dai tre trequartisti. La necessità di risistemarsi, più la buona organizzazione del Bologna pronto a ripiegare le ali Rizzo e Giaccherini sulla linea mediana e a pressare i mediani nerazzurri, creavano qualche problema all’Inter al punto che i rossoblù avevano la palla buona per segnare con Donsah: ma tanto bella era la sua corsa di 30 metri palla al piede quanto sgangherato il tiro in curva.
L’Inter è cresciuta gradualmente. Prima sono stati lampi: Eder di testa impegnava Mirante, Eder veniva anticipato da Gastaldello, Ljajic colpiva il palo. Poi, verso la fine del tempo, è arrivata una manovra continua, aggirante, fondata sull’interscambio dei quattro uomini offensivi e sullo sfondamento a sinistra dove la catena Nagatomo-Perisic, con l’aggiunta ora di Brozovic ora di Ljajic, metteva in difficoltà Mbaye, poco aiutato dai suoi. Il Bologna adesso era in affan- no e gli andava bene che il furbo tacco di Miranda su tiro di Ljajic usciva di niente.
Niente di tutto ciò si è rivisto a inizio ripresa perché il Bologna ci deve avere riflettuto su e si è ricompattato, mentre l’Inter ha perso distanze e fluidità. La partita si è impastata, il ritmo è calato, gli errori sono cresciuti, Eder si è via via mimetizzato nel prato, Brozovic perdeva lucidità, Ljajic scuoteva la testa mentre Mancini gli chiedeva di prendersi la palla. Come un neon rotto, l’Inter si è accesa un attimo su un tiro di Perisic poi ha ripreso a ronzare senza idee. A pagare è stato Ljajic, tolto per Palacio, ed è stata la mossa decisiva: Rodrigo ha portato una voglia nuova e forse anche fortuna, perché appena entrato, su corner di Brozovic, D’Ambrosio è andato di sponda e Perisic ha inzuccato da un metro. Qui il Bologna ha barcollato e in 4’ è caduto per sempre, ancora su corner provocato, manco a dirlo, da Palacio: sponda di Miranda, correzione gol di piede di D’Ambrosio che poi ha pure evitato il gol su Rizzo prima che Brienza, dopo un errore clamoroso di Kondogbia, segnasse spargendo le consuete dosi di brividi sulla schiena nerazzurra. Qualche settimana fa, per l’Inter sarebbe finita male. Adesso, forse, il vento è cambiato.