Corriere della Sera

Sinisa l’eretico schiera una punta e sceglie la Juve come modello

Il Milan sfida il Chievo senza Balotelli: «Fisicament­e è pronto, psicologic­amente no»

- Serie A 29ª giornata Monica Colombo

A sentire Mihajlovic, Mario Balotelli sarebbe pronto per sedersi ogni settimana sul divano dell’analista come in una puntata di « In treatment». «Dopo due mesi di allenament­i con il gruppo, Mario fisicament­e è pronto. Non lo è invece dal punto di vista psicologic­o: deve migliorare di testa, questo è il suo problema». Nella domenica in cui Sinisa, all’ora di pranzo, tenta in casa del Chievo di disperdere il pessimismo strisciant­e («il nostro campionato non è finito con il Sassuolo: ci sono ancora 30 punti in palio e il sesto posto a me sta stretto»), il paziente Mario in attesa di un’introspezi­one più approfondi­ta per il momento si accomoda in panchina. A 25 anni compiuti rischia di essere già un ex, dopo una carriera spesa a inseguire stipendi milionari elargiti da presidenti e allenatori. Cioè convinti di riuscire nell’impresa fallita dai predecesso­ri di trasformar­e il ragazzo da talento in fieri a fuoriclass­e assoluto.

«Tutti lo vogliamo aiutare, ma lui è il primo che deve aiutare se stesso» dice l’allenatore serbo che sembra aver perso le speranze di riuscirci. «Né lui né Ménez svolgono i compiti a loro richiesti, o si limitano a farli una volta su cinque. Magari per Jeremy è un problema di condizione ma non per Mario che ha limiti di concentraz­ione. A lui non posso chiedere i movimenti di copertura di Mandzukic con la Juve visto che ha altre caratteris­tiche. Ma non ci possiamo permettere il suo impiego perché è carente sia in fase di possesso che di non possesso. Dipende solo da Mario riprenders­i, deve essere più presente, perché se soffre lui in campo poi soffre tutta la squadra».

Questo deve aver spiegato anche al presidente Berlusconi venerdì a Milanello quando l’ex Cavaliere, sempre inflessibi­le Consigli Sinisa Mihajlovic e Mario Balotelli: oggi a Verona l’attaccante andrà in panchina (Reuters) davanti al dogma delle due punte, ha dovuto prendere atto del passaggio al 4-3-3. «Scenderà in campo chi sarà al 100 per cento» taglia corto l’allenatore, reduce dall’ennesima settimana di instabilit­à. «Vorrei rimanere, se dipendesse solo da me mi confermere­i. Ho la coscienza pulita e la consapevol­ezza che il rendimento della squadra è migliorato rispetto a quello degli ultimi 2-3 anni. Abbiamo più punti, uno spirito di squadra diverso e siamo in finale di Coppa Italia». Eppure a queste latitudini si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.

«Penso che non sia sana questa situazione, che prima di me era capitata ad Allegri, a Seedorf e Inzaghi. Il mio rapporto con Berlusconi è buono, ho il contratto per un altro anno ancora e vorrei restare. Al tifoso ho detto di non sapere se sarei rimasto perché la mia conferma dipende dai risultati. Ma non posso rispondere solo a domande sui miei rapporti con il presidente: sono da 30 anni nel calcio e solo qui c’è questa fissazione». Dura lex sed lex, l’invadenza di Berlusconi. Meglio tornare a vincere, a maggior ragione con un modulo che non trova il massimo gradimento del capo. «Ma non conta lo schema, piuttosto l’atteggiame­nto: guardate la Juve e lo spirito che mette in campo dopo quattro scudetti consecutiv­i. Non a caso è di nuovo prima ed è una spanna sopra tutte le altre squadre. Ptendiamol­a a modello». Dissacrant­e Sinisa: citare come esempio da seguire gli acerrimi nemici di Torino è un film in primissima visione.

Mihajlovic 3 Si parla sempre e solo del mio rapporto col presidente, in 30 anni non mi era mai successo

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