Corriere della Sera

Rugby, l’Italia tocca il fondo e l’Irlanda segna 9 mete Parisse: «Involuzion­e? Sì»

- Domenico Calcagno

Mattanza Una delle 9 mete segnate dall’Irlanda (LaPresse)

«Involuzion­e? Se se si guardano i risultati sì. Siamo in mezzo a un cambio di generazion­e, con tanti ragazzi che fanno i primi passi a questo livello. Non è un alibi, ma è difficile. Nella vita si devono fare delle scelte e non accontenta­rsi mai: non basta il fisico, non basta arrivare in Nazionale. Il movimento? Dopo una partita come questa è importante capire cosa serve per fare di più e forse bisogna chiedersi se siamo sulla strada giusta». Sergio Parisse non salva nulla della mattanza di Dublino: l’Irlanda, che non aveva ancora vinto in questo Sei Nazioni, ci rifila un 58-15(mete: 9-2) dolorosiss­imo. L’Italia dura un quarto d’ora, e quando McGrath segna la prima meta dopo una giocata senza senso di Sarto, sparisce.

Non hanno placcato gli azzurri, non hanno creato grattacapi agli irlandesi. I giocatori sono contati, molti vanno in campo senza essere pronti (al 35’ era già cambiata la seconda linea), altri, catapultat­i dal club al livello più alto, mostrano i loro limiti. L’unica buona notizia è che alla fine dell’era Brunel manca solo una partita. Poi comincerà un’altra storia, con un nuovo c.t. (O’Shea) e, si spera, un altro atteggiame­nto. Più che da lavorare c’è da rifondare, mettere via i personalis­mi e tentare di fare il meglio possibile con quello che c’è. Non siamo l’Inghilterr­a, che ha battuto il Galles e si avvia al Grande Slam, e finire all’ultimo posto nel Torneo (11ª volta in 17 anni) ci può stare. Ma giocare 80 minuti come quelli di Dublino dovrebbe essere vietato dalla legge.

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