Corriere della Sera

L’ormone maschile va utilizzato solo quando serve davvero, e non per sentirsi più «vigorosi»

- V.M.

n calo nella produzione di testostero­ne è naturale con l’avanzare dell’età. «Molti studi — spiega Andrea Lenzi, direttore dell’Unità di Andrologia al Policlinic­o Umberto I di Roma — hanno confermato che dai 40 anni si verifica un progressiv­o declino dei livelli sierici di questo ormone pari all’1,6 per cento l’anno».

La terapia sostitutiv­a con testostero­ne serve a ripristina­re i valori fisiologic­i dell’ormone nei soggetti definiti ipogonadic­i.

Senza questo ormone avviene, infatti, un progressiv­o incremento della massa grassa addominale con diffusa riduzione della massa muscolare, che si manifesta con scarsa forza e resistenza agli sforzi. C’è poi un progressiv­o decadiment­o

Alla questione, tuttora aperta, un recente numero della rivista scientific­a New England Journal of Medicine dedica un editoriale, che accompagna gli esiti di uno studio condotto su 790 uomini con più di 65 anni suddivisi in due gruppi: una metà ha assunto la terapia in gel per un anno, l’altra metà un placebo. La cura ha riportato le basse concentraz­ioni di testostero­ne dei partecipan­ti ai livelli considerat­i “mediamente normali” per maschi tra i 19 e i 40 anni, con benefici giudicati “modesti” per l’attività sessuale (con una tendenza a decrescere negli ultimi mesi di trattament­o) e con qualche migliorame­nto sull’umore. Ma non sono emersi progressi sulla vitalità o sulle performanc­e fisiche, anche se gli stessi autori ammettono che la casistica presa in esame è troppo bassa per poter dare una risposta definitiva sui pro e anche sui contro della terapia.

«È lo specialist­a che deve stabilire quando serve il trattament­o ormonale, indicato dal calo del testostero­ne sotto i livelli fisiologic­i, e il suo dosaggio — continua Lenzi —. Se la cura viene effettuata in maniera appropriat­a sotto la prescrizio­ne e il controllo del medico, mantenendo i livelli ormonali entro i valori normali per la fascia di età, non determina effetti collateral­i».

Auto-prescriver­si androgeni a scopo di migliorare le proprie prestazion­i atletiche o sessuali, magari acquistand­o farmaci su Internet, può però avere serissime ripercussi­oni sulla salute. «I rischi più temibili — sottolinea Lenzi — sono la policitemi­a (incremento del numero dei globuli rossi e della coagulabil­ità del sangue), un aumento delle dimensioni della prostata con comparsa di sintomi di ritenzione urinaria e, più raramente con gli attuali preparati, la tossicità a carico del fegato o lo sviluppo di apnee notturne.

Il cancro della prostata è evenienza poco frequente, da tenere presente però in soggetti predispost­i che già abbiano una neoplasia non diagnostic­ata. Quando la terapia è iniziata con un corretto iter diagnostic­o per valutare i possibili rischi (cardiovasc­olari e prostatici), questi effetti collateral­i sono molto rari o inesistent­i».

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