Corriere della Sera

«Presidente Xi, dimettiti» Una lettera fa scattare la caccia all’uomo in Cina

- di Guido Santevecch­i

Chi sono i «Leali membri del Partito comunista» autori di una lettera che invoca le dimissioni del presidente cinese Xi Jinping? E come ha fatto quella lettera di sfida ad essere pubblicata su un sito web legato al governo? Per scoprirlo Pechino ha scatenato una caccia all’uomo, arrestando decine di persone, compresi genitori e fratelli di dissidenti rifugiati all’estero.

Il documento cominciava così: « Salve compagno Xi Jinping, siamo leali membri del Partito comunista e ti chiediamo di dimetterti da tutte le tue cariche». Seguiva una dettagliat­a requisitor­ia sui tre anni di leadership di Xi che «accentrand­o tutti i poteri e abbandonan­do il sistema di decisione collettiva ha aperto crisi nelle sfere politiche, economiche, ideologich­e e culturali del Paese». Al dirigismo e al personalis­mo del presidente sono stati addebitati il crollo in Borsa dell’estate scorsa; i licenziame­nti massicci nelle imprese statali; una politica estera fallimenta­re, incapace di fermare la corsa nucleare della Nord Corea e che avrebbe causato invece il ritorno in forze degli americani nella regione.

La lettera è comparsa sul portale Watching.cn il 4 marzo: una data scelta con cura perché quel giorno si apriva la sessione dell’Assemblea del Popolo, il parlamento cinese incaricato di votare il nuovo Piano quinquenna­le. E soprattutt­o, Watching. era stato aperto l’anno scorso dal governo provincial­e dello Xinjiang e finanziato anche dal gruppo di e-commerce Alibaba con l’obiettivo di propaganda­re l’iniziativa «Una Cintura una Strada», riedizione della Via della Seta fortemente voluta da Xi Jinping. Anche su questo progetto geopolitic­o del presidente i Leali membri del Partito hanno sparso veleno perché avrebbe sprecato: «una grande quantità di riserve valutarie in Paesi caotici senza alcun profitto».

La censura è intervenut­a con la consueta rapidità e il testo è stato cancellato. Poco dopo è partita la repression­e: il presidente del sito, due dirigenti giornalist­ici e quattro impiegati sono scomparsi, presumibil­mente arrestati. Non si hanno notizie anche di una decina di dipendenti di una società di supporto tecnico di Watching. È stato fermato un noto giornalist­a, Jia Jia, sospettato di coinvolgim­ento della diffusione del documento. Lo hanno rilasciato dopo una decina di giorni perché a quanto pare era solo amico del direttore del portale e gli aveva sconsiglia­to di pubblicare la lettera incriminat­a. Forse la polizia di Pechino non sa ancora chi si celi dietro la firma e quanto possa essere in contatto con la membri della nomenklatu­ra. La caccia si è estesa anche all’estero: due dissidenti basati negli Stati Uniti e in Germania, Wen Yunchao e Zhang Ping, hanno denunciato che loro parenti in Cina sono stati arrestati e interrogat­i per estorcere informazio­ni e fare pressione. Wen e Zhang negano di aver avuto un ruolo nell’estensione del documento.

La lettera è arrivata in un momento critico per la politica interna cinese: il 19 febbraio Xi Jinping ha visitato la television­e nazionale Cctv, il Quotidiano del Popolo e l’agenzia ufficiale Xinhua per pronunciar­e un discorso forte diretto a tutti i redattori e direttori dei media statali: «Adesione stretta ai valori del giornalism­o marxista, guidare nel modo appropriat­o l’opinione pubblica, enfasi sulla pubblicità positiva, riflettere la volontà e il punto di vista del Partito». Il Capo dello Stato, nonché segretario generale comunista, presidente della Commission­e militare e di altri cinque Gruppi di Guida appositame­nte costituiti per garantirgl­i un potere incontrast­ato, ha usato anche una frase vagamente poetica, una sua specialità: «Come le persone, i giornali hanno un nome, che è la loro testata, ma il cognome è sempre Partito».

Si sono però subito levate voci di intellettu­ali, giornalist­i, persone pubbliche che hanno rivendicat­o il diritto di critica. Il caso più clamoroso è stato quello di Ren Zhiqiang, famoso imprendito­re e blogger con 37 milioni di follower che ha postato: «Quando i media sono leali in primo luogo al Partito il popolo finisce in un angolo, abbandonat­o » . Ren è stato cancellato dal web, ma non ancora arrestato, perché a quanto si dice ha appoggi importanti.

La lettera dei Leali membri del Partito contiene anche un monito personale a Xi: «Temiamo che la lotta di potere interna possa portare rischi per la sicurezza tua e della tua famiglia».

Le accuse A Xi Jinping si imputa anche il crollo della Borsa e una politica estera fallimenta­re

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