L’Fbi sblocca il telefono del killer «Non abbiamo bisogno di Apple»
L’aiuto di consulenti esterni. I federali ora analizzano i computer dei terroristi di Bruxelles
Trovata la chiave: l’Fbi sblocca l’iPhone di uno dei terroristi di San Bernardino. E con una mossa pragmatica il governo degli Stati Uniti ritira la causa contro Apple, o sarebbe meglio dire contro la Repubblica autonoma di Apple, che si era rifiutata di collaborare.
Tutto ciò accade nello stesso giorno in cui gli investigatori belgi chiedono aiuto ai colleghi americani per decrittare i codici di accesso ai laptop e ai telefonini, recuperati nelle operazioni anti-terrorismo seguite agli attacchi di Bruxelles. Non è una coincidenza. È ormai evidente come un’indagine su larga scala debba impadronirsi dei possibili indizi custoditi nei pc e nei cellulari. Probabilmente lo scontro tra autorità pubblica e industria tecnologica è solo rimandato. L’amministrazione di Washington, in questo caso, ha preferito rinunciare, anche se Melanie Newman, portavoce del Dipartimento della Giustizia, ha chiarito: «Per noi resta una priorità ottenere quelle informazioni digitali che risultano cruciali per garantire la sicurezza pubblica. Lo faremo con la cooperazione delle parti in causa, o attraverso i tribunali se questa cooperazione non dovesse essere possibile». Istruttiva la replica di Apple affidata a un comunicato: «Apple ritiene che il popolo degli Stati Uniti e del mondo intero meriti la protezione dei dati personali, la sicurezza e la privacy. Sacrificare una cosa per l’altra espone le persone e i Paesi a rischi ancora più grandi». Come si vede la società californiana, guidata da Tim Cook, non solo si sente autorizzata a interpretare e a sistemare gerarchicamente i diritti costituzionali. Ma ora parla addirittura a nome «del popolo degli Stati Uniti e del mondo intero», senza spiegare a che titolo, senza dire chi e quando gli abbia mai affidato questo mandato.
L’Fbi non poteva aspettare i tempi della giustizia e gli sviluppi di una causa che, secondo gli esperti, sarebbe potuta arrivare fino alla Corte Suprema. Nell’attentato del 2 dicembre scorso, a San Bernardino in California, furono assassinate 14 persone e ferite 22. I due killer, Syed Rizwan Farook e la moglie Tashfeen Malik, cittadini americani di origine pachistana, si erano ispirati al martirio dei jihadisti. Una cellula isolata? Oppure il nodo di una rete ancora da scoprire? Domande fondamentali e, soprattutto, urgenti.
L’Fbi ha ottenuto la collaborazione di Cellebrite, una società israeliana specializzata in sicurezza digitale. Apple ha già fatto sapere che, a maggior ragione, continuerà il lavoro di ricerca per migliorare l’inviolabilità dei dati.