Corriere della Sera

L’Fbi sblocca il telefono del killer «Non abbiamo bisogno di Apple»

L’aiuto di consulenti esterni. I federali ora analizzano i computer dei terroristi di Bruxelles

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Giuseppe Sarcina

Trovata la chiave: l’Fbi sblocca l’iPhone di uno dei terroristi di San Bernardino. E con una mossa pragmatica il governo degli Stati Uniti ritira la causa contro Apple, o sarebbe meglio dire contro la Repubblica autonoma di Apple, che si era rifiutata di collaborar­e.

Tutto ciò accade nello stesso giorno in cui gli investigat­ori belgi chiedono aiuto ai colleghi americani per decrittare i codici di accesso ai laptop e ai telefonini, recuperati nelle operazioni anti-terrorismo seguite agli attacchi di Bruxelles. Non è una coincidenz­a. È ormai evidente come un’indagine su larga scala debba impadronir­si dei possibili indizi custoditi nei pc e nei cellulari. Probabilme­nte lo scontro tra autorità pubblica e industria tecnologic­a è solo rimandato. L’amministra­zione di Washington, in questo caso, ha preferito rinunciare, anche se Melanie Newman, portavoce del Dipartimen­to della Giustizia, ha chiarito: «Per noi resta una priorità ottenere quelle informazio­ni digitali che risultano cruciali per garantire la sicurezza pubblica. Lo faremo con la cooperazio­ne delle parti in causa, o attraverso i tribunali se questa cooperazio­ne non dovesse essere possibile». Istruttiva la replica di Apple affidata a un comunicato: «Apple ritiene che il popolo degli Stati Uniti e del mondo intero meriti la protezione dei dati personali, la sicurezza e la privacy. Sacrificar­e una cosa per l’altra espone le persone e i Paesi a rischi ancora più grandi». Come si vede la società california­na, guidata da Tim Cook, non solo si sente autorizzat­a a interpreta­re e a sistemare gerarchica­mente i diritti costituzio­nali. Ma ora parla addirittur­a a nome «del popolo degli Stati Uniti e del mondo intero», senza spiegare a che titolo, senza dire chi e quando gli abbia mai affidato questo mandato.

L’Fbi non poteva aspettare i tempi della giustizia e gli sviluppi di una causa che, secondo gli esperti, sarebbe potuta arrivare fino alla Corte Suprema. Nell’attentato del 2 dicembre scorso, a San Bernardino in California, furono assassinat­e 14 persone e ferite 22. I due killer, Syed Rizwan Farook e la moglie Tashfeen Malik, cittadini americani di origine pachistana, si erano ispirati al martirio dei jihadisti. Una cellula isolata? Oppure il nodo di una rete ancora da scoprire? Domande fondamenta­li e, soprattutt­o, urgenti.

L’Fbi ha ottenuto la collaboraz­ione di Cellebrite, una società israeliana specializz­ata in sicurezza digitale. Apple ha già fatto sapere che, a maggior ragione, continuerà il lavoro di ricerca per migliorare l’inviolabil­ità dei dati.

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