Corriere della Sera

VERSO IL VOTO IL 5 GIUGNO CON LO SPETTRO DELL’ASTENSIONE

- Di Massimo Franco

Si parla con insistenza del 5 giugno come data del primo turno delle elezioni amministra­tive. Se la decisione non è stata ancora ufficializ­zata, è soprattutt­o perché su quel giorno pesa l’ombra dell’astensioni­smo. La domenica arriva dopo il lungo «ponte» della Festa della Repubblica del 2 giugno. Il timore di una diserzione dalle urne è dunque più acuto. Ma l’alternativ­a del 12 giugno sembra scartata, perché coincide con una festività ebraica. L’incertezza del governo appare, di per sé, indicativa.

Rappresent­a la spia di una frattura tra sistema politico ed elettorato, che le prossime amministra­tive potrebbero certificar­e o addirittur­a aggravare portando acqua alle minoranze antigovern­ative. La situazione all’interno dei partiti e delle coalizioni tradiziona­li rischia oggettivam­ente di aggravare questa deriva. Con un eufemismo, le convulsion­i in atto nel centrodest­ra fanno parlare di uno schieramen­to simile a «un cantiere»: sebbene in realtà il declino di Silvio Berlusconi abbia innescato una lotta feroce per la supremazia tra Forza Italia, Lega e schegge di ex An, senza lasciar prevedere una ricomposiz­ione duratura. Quanto alla sinistra, il perno del Pd e di Palazzo Chigi è messo in tensione dalle resistenze croniche delle minoranze interne: ne sono esempi eclatanti lo scontro sui candidati nelle grandi città, o il pasticcio del referendum sulle trivellazi­oni.

C’è chi ritiene che il 5 giugno, con ballottagg­i il 19, sarà una sorta di prova generale delle elezioni politiche, in teoria in programma nel 2018, salvo anticipi al 2017. Può darsi. Ma l’ipotesi più probabile, come sempre, è che i vincitori ne vorranno trarre lezioni e indicazion­i nazionali; mentre i perdenti metteranno l’accento sui fattori locali. L’affluenza alle Comunali rischia di essere fortemente condiziona­ta dal lungo «ponte» del 2 giugno ma le alternativ­e sono più complicate

L’aspetto più interessan­te, in realtà, non sarà tanto il travaso di voti tra un partito e l’altro, e tra un’alleanza e l’altra. Il primo dato sul quale riflettere sarà la capacità o meno da parte di tutti, compreso il Movimento 5 Stelle, di portare gli elettori a votare. Oltre tutto, la sensazione è che la sorte del governo di Matteo Renzi, e non solo del suo, sarà influenzat­a non tanto dalla capacità delle opposizion­i, quanto dalla sua capacità di gestire crisi legate a fattori esterni, non interni.

Basta vedere le critiche contro Palazzo Chigi per la gestione del caso di Giulio Regeni, il ragazzo torturato e ucciso in Egitto senza che si sappia ancora come è accaduto; o le incognite legate ai flussi migratori, con un’Italia che rischia di non riuscire a ottenere un serio aiuto dall’Europa, o al terrorismo di matrice islamica. In un contesto così drammatico, tutto diventa imprevedib­ile. E il voto amministra­tivo in città come Roma, Milano, Napoli, Torino viene percepito come un episodio minore in una fase in cui è la stessa politica a brillare per mediocrità.

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