La guerra di Emiliano
Eadesso anche il grido di battaglia: « Ora e sempre Resistenza». Lo ha urlato Michele Emiliano, governatore della Puglia, uno che quando in Puglia si chiede quanto sia forte Emiliano ti rispondono sempre così, chiamandolo pure «il Ras»: «Ha un bel pacchetto di voti». Il governatore pugliese che ha un cospicuo pacchetto di voti, che viene chiamato «il Ras», che sembra il titolare di un feudo politico ed elettorale tutto suo a chi si rivolgeva, antagonista e ribelle, gridando «Ora e sempre Resistenza»? Al Duce? All’invasore tedesco? No, al premier italiano Renzi. Che poi è anche segretario del Pd, partito di cui il governatore è influente esponente. Fischia una brutta aria nel Pd, se un governatore evoca la lotta antifascista contro il premier del suo partito. E se i renziani ultrà replicano al «Ras» evocando strani pasticci che riguarderebbero le Ferrovie del Sud-Est, che poi sono quelle pugliesi seppure di proprietà del ministero dei Trasporti. E se Renzi andrà tra qualche giorno vicino a Bari, ma non andrà a Bari, dove il fronte contrario alle trivelle nell’Adriatico, spasmodicamente in attesa dell’Armageddon referendario del 17 aprile, ha trovato in Michele Emiliano il suo incontrastato leader. Anzi, contrastato ma solo dal governatore della Basilicata Pittella, che non vuole trasformar il No Triv in un No Renzi. Mentre per Emiliano No Triv e No Renzi sono un tutt’uno inscindibile.
E quindi il partigiano Emiliano, alto, massiccio, con la voce tonitruante, appena mitigata da una dolce cadenza pugliese e da una buona dose di umorismo riconosciuta anche dai suoi avversari, si candida a sostituire nella battaglia interna al Pd contro Renzi i pesi piuma fuoriusciti Fassina e Civati, a dimostrarsi più forte di Massimo D’Alema che sembra un pezzo del passato mentre lui, Emiliano, con la sua mole imponente è tutto incardinato nel presente, a contare di più con la sempre frustrata «minoranza pd» che trova nell’espressione di rassegnato fatalismo di Pier Luigi Bersani il suo simbolo più evidente. Perché la sua partita è quella che, anche in caso di sconfitta o di più che probabile non raggiungimento del quorum nel referendum, rappresenta comunque un biglietto da staccare nel nuovo mercato della politica. È che Emiliano, pur con il suo poderoso «pacchetto di voti», è restato sinora confinato nel recinto politico e simbolico della Puglia, importantissimo, visibilissimo, centralissimo nell’identità del Mezzogiorno, ma pur sempre parziale e regionale. A questa identità pugliese è rimasta l’origine stessa di Emiliano in politica quando l’Emiliano allora magistrato indagava sulla «missione Arcobaleno» durante la guerra nell’ex Jugoslavia con Massimo D’Alema premier e il Massimo D’Alema molto influente in Puglia decise di fare del magistrato il candidato a sindaco di Bari. Poi a questa identità pugliese resta inestricabilmente connesso il ricordo della vasca da bagno in casa Emiliano stracolma di cozze rigorosamente pelose, dono di importanti e influenti gruppi imprenditoriali che volevano così manifestare l’affetto per il sindaco. Ora, grazie alle trivelle, L’ex magistrato Dall’alto: Michele Emiliano chiude la campagna elettorale, il 31 maggio 2015 verrà eletto governatore; a Palazzo Chigi per un incontro governo-regioni; nel 2005 con il suo predecessore Vendola alla Fiera del Levante scocca l’ora del possibile salto. Le parole diventano sempre più taglienti, la temperatura della polemica si fa sempre più incandescente. Non appena i maggiorenti renziani del Pd, a cominciare dalla Debora Serracchiani omologa governatrice in Friuli-Venezia Giulia, hanno decretato la politica del non voto e dell’astensione come arma finale per far fallire il referendum, Michele Emiliano non è indietreggiato dal terreno della rissa e ha subito bollato il premier Renzi, segretario del suo stesso partito, come un «venditore di pentole». Nella guerra dell’informazione e della controinformazione, i seguaci di Emiliano hanno pure scovato una missione della Serracchiani in terra pugliese di qualche anno fa, a Monopoli per la precisione, in cui si lanciavano proclami altisonanti contro le trivelle al largo dell’Adriatico. La rappresaglia dei seguaci del presidente del Consiglio ha subito battuto il tasto delle inadempienze ferroviarie del governo pugliese.
Ma oramai la guerra è aperta, dichiarata, esplicita. E il governatore che fa la battaglia per la purezza delle cozze (pelose e non) a rischio inquinamento petrolifero sta diventando oppositore nazionale del premier. Chissà se la sfiancata «minoranza pd» ha trovato un leader. Un leader che parte bene, con un congruo «pacchetto di voti». Il Ras delle Puglie.