«Io qui per imparare». Il debutto di Salvini a Gerusalemme
Gli incontri con la destra israeliana. Polemiche sull’annuncio di una manifestazione nel paese di Fornero
Riassumiamola così. Ogni singola frase che ha raccolto dai suoi interlocutori, in questo primo giorno del suo primo viaggio in Israele da segretario della Lega Nord, è di quelle che il popolo del Carroccio si sarebbe alzato in piedi ad applaudire: tipo «sui rifugiati l’Europa sta sbagliando tutto», «il mondo arabo è troppo diverso da quello occidentale», «oggi la Turchia è un problema», «truppe di terra contro l’Isis in Siria», «l’unico genio oggi è Putin». E quando arriva sera, fumando fuori dalla Knesset la sua prima sigaretta dopo l’atterraggio avvenuto ormai da ore, Matteo Salvini tira la sua sintesi con una soddisfazione da non dire: «Siamo qui per imparare. Questo è un Paese dove le diversità convivono, ma nel rispetto della legalità, delle regole, della democrazia. Come dovrebbe essere». È il viaggio di una delegazione ufficiale, per quanto tutta quanta in classe economy. Oltre a lui ci sono tra gli altri Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Fontana, Gianluca Pini cioè quello che ha riorganizzato tutto quanto dopo che la stessa iniziativa fissata per lo scorso autunno era saltata a causa — spiegò allora Israele — di «motivi tecnici». Indubbiamente per il leader della Lega (che ha anche annunciato una manifestazione nel paese di Elsa Fornero per l’1 aprile, guadagnandosi la replica secca: «Non rispondo alle provocazioni») si è trattato di un riconoscimento istituzionale che lo accredita come interlocutore di Israele nell’ambito di una destra europea, o perlomeno italiana, che dopo il tramonto di Berlusconi non ne aveva ancora espresso uno con cui da queste parti potessero o volessero parlare. E non era scontato che fosse lui, visti i rapporti della Lega con Marine Le Pen e i trascorsi con CasaPound: «Anche se con CasaPound — dice Salvini — non abbiamo niente a che fare da almeno un anno. Da noi non si fanno più vedere». D’altra parte anche quelli che ha incontrato in questo suo primo giorno a Gerusalemme sono, del pensiero della destra israeliana, una incarnazione piuttosto vivace. Il primo è Yitzhak «Tzachi» Hanegbi: ex ministro della Giustizia, della Sicurezza, dell’Intelligence, già supervisore La visita Il leader della Lega Matteo Salvini ieri a Gerusalemme con Ayoub Kara, viceministro israeliano delle cooperative regionali — ma più sionista di qualsiasi ebreo » . La delegazione lo ascolta quasi con le lacrime agli occhi quando dice che «certo anche Israele cura chi ha bisogno ma l’Europa che apre le porte ai rifugiati fa un errore gigantesco». L’unico un po’ di sinistra che dovevano incontrare, il laburista vicepresidente del parlamento Nachman Shai, non ha potuto aspettarli per il ritardo dovuto al volo e anche un po’ al simpatico autista Ali, che una volta a Gerusalemme ha dovuto fermarsi tre volte a chieder l’indirizzo della Knesset. Oggi visita allo Yad Vashem più incontro col custode di Terrasanta, padre Pierbattista Pizzaballa, e col Nunzio apostolico Giuseppe Lazzarotto.
Questo è un Paese dove le diversità convivono, ma nel rispetto della legalità, delle regole, della democrazia Come dovrebbe essere