Corriere della Sera

In mostra a Roma le opere fondamenta­li della cultura «comunitari­a» in 186 manoscritt­i e stampe Per fare l’Europa non basta l’euro Bisogna tornare all’umanesimo

- Di Paolo Di Stefano

Non è mai troppo tardi per interrogar­si sull’identità culturale europea: e anzi diventa urgente in un’epoca in cui le migrazioni mettono in gioco idee di chiusura che si scontrano con prospettiv­e più aperte, in una fase di crisi economica, in un momento di tragedie e di odi primitivi. Sono passati quasi quindici anni, ma fatto l’euro bisognerà prima o poi fare l’Europa, meglio: gli europei. I libri che hanno fatto l’Europa è una mostra che parte da questo presuppost­o: interrogar­si sulle sue numerose radici e ramificazi­oni, rappresent­ando materialme­nte, attraverso una ricca serie di opere fondamenta­li, il percorso storicocul­turale che si è sviluppato da Carlo Magno alla rivoluzion­e gutenbergh­iana, gli oltre sei secoli che hanno portato dalla cultura e letteratur­a classicocr­istiana e mediolatin­a a quella romanza e moderna. Va da sé che un tale cammino si può illustrare solo attraverso l’evoluzione della forma-libro, l’oggetto principe in cui si conserva la memoria culturale europea. Dunque, la mostra di Palazzo Corsini presenta 186 manoscritt­i e stampe, in gran parte della Biblioteca Corsiniana, ma anche provenient­i dalle altre bibliotech­e pubbliche romane (Angelica, Casanatens­e, Nazionale, Vallicelli­ana), oltre che dalla Vaticana.

«Dalla consapevol­ezza che l’euro non basta — dice il filologo Roberto Antonelli, accademico dei Lincei cui si deve il progetto — abbiamo avviato da tempo, alla Sapienza, varie ricerche sull’importanza di coltivare una coscienza europea, di riconoscer­e l’importanza di valori comuni». Antonelli, che insegna Filologia romanza all’Università di Roma, parla della necessità di unificare il canone letterario europeo nella formazione scolastica, così come si è fatto per avvalorare l’unità italiana: «È necessario l’insegnamen­to di una “letteratur­a europea”, tale da fornire un minimo comun denominato­re ai vari Paesi dell’Ue per la formazione letteraria dei giovani: questo problema è stato da noi analizzato e collegato, in una ricerca che ha coinvolto cinque grandi Paesi europei (Portogallo, Spagna, Germania, Romania e Italia), anche al rapporto tra emozioni e letteratur­a nei giovani».

Intanto, la mostra dei Lincei, che non riguarda solo la letteratur­a, parte dalla tradizione classico-cristiana, risultato della convergenz­a tra patrimonio greco-latino e insegnamen­to soprattutt­o della Bibbia: padri fondatori Sant’Agostino e San Girolamo; mezzi di trasmissio­ne i codici attraverso la fitta rete dei monasteri. Viene rappresent­ato il sistema scolastico medievale, che si basa sul ciclo delle sette arti liberali: da una parte il Trivio altre azioni delle Brigate rosse, la cacciata di Luciano Lama dall’Università di Roma, il movimento del 1977, fino alla tragedia del caso Moro: sull’edizione online del supplement­o, www.corriere.it/lalettura,

ripercorre alcune tappe del calvario attraversa­to dall’Italia all’epoca della violenza politica diffusa e dell’alta inflazione. Agli stessi anni Settanta dedica un articolo sul nuovo

Antonio Carioti

L’indirizzo I lettori possono scriverci all’indirizzo email laLettura @corriere.it

Petrarca, Trionfi, seconda metà XV sec. (Biblioteca Corsiniana, 55 K 10)

dedicato alla parola, dall’altra il Quadrivio consacrato alle capacità di «conto», «calcolo» e «misura». Il canone degli autori latini ( Virgilio, Orazio, Ovidio...) è il fondamento dell’insegnamen­to linguistic­o che si prolunga fino all’Umanesimo e oltre e che, come la Bibbia, si presta a una lettura allegorica in chiave di exemplum e di insegnamen­to morale. Due culture, quella pagana e quella cristiana, diverse e opposte, che si fondono in una «gigantesca trasmissio­ne e consegna di valori e di testi, sia scritti che orali, formando, di generazion­e in generazion­e, una tradizione (da tradere, tramandare, consegnare) che diviene nel tempo una vera e propria forma mentale».

Nella prima sezione, le Bibbie

miniate e istoriate (la cosiddetta «atlantica», di enormi dimensioni, proviene dalla Nazionale) si accompagna­no con i trattati di retorica (la diffusissi­ma Rethorica ad Herennium in volgare) e, tra gli altri, con quelli di aritmetica. Continuità della tradizione è un concetto chiave: si vedano, per esempio, gli approfondi­menti delle Confession­i di Agostino (modello per Petrarca) e della Consolatio Philosophi­ae di Boezio. Le encicloped­ie medievali, che con le immagini dello speculum e del thesaurus rielaboran­o concetti greci, avranno in Vincenzo di Beauvais e in Brunetto Latini (il maestro di Dante) i loro interpreti più illustri in senso moderno, mentre la compilazio­ne etimologic­a di Isidoro da Siviglia puntava su un presunto statuto originario del linguaggio. Si diceva che la continuità è tutto e che non si può parlare di cultura europea prescinden­do dalla tradizione: da Plinio discende un filone di trattatist­ica scientific­a che si coniuga con il lascito della medicina greca e araba (Ippocrate, Galeno, Avicenna). La Corsiniana conserva un trattato arabo di oftalmolog­ia che contiene la prima rappresent­azione occidental­e dell’occhio.

Nel cuore della cultura europea del Basso Medioevo si colloca il sapere giuridico, che si estende, anche in chiave «politica», nell’ambito universita­rio in concorrenz­a con la teologia fin lì dominante. Ma un’altra grande svolta per la cultura europea è rappresent­ata dall’aristoteli­smo che, entrato nell’Occidente latino con le traduzioni arabe nel XII secolo e quasi integralme­nte tradotto nel Duecento, va a impattare con l’idealismo cristiano, «permettend­o di inserire il sapere in una sintesi razionale», come osservano le schede della mostra che compongono una profonda e insieme agile sintesi di storia della cultura europea: dal filosofo islamico Averroè si va alla Summa di Tommaso d’Aquino e al suo sforzo di «trovare un accordo tra filosofia aristoteli­ca e rivelazion­e cristiana, innestando le strutture metafisich­e, logiche e fisiche desunte da Aristotele nella teologia».

Agiografia, letteratur­a didattica, storiograf­ia, epica e romanzo. Sono voci di una rassegna che reca titoli illustri: a cominciare dalla Legenda aurea di Iacopo da Varazze e dai Fioretti di San Francesco, passando per il Roman de la Rose e per i vari libri di moralità laica, fino alle tipologie testuali, spesso contaminat­e, che ci portano verso la modernità. Il filone della chanson de geste si apre con la Chanson de Roland per arrivare fino all’Ariosto, mentre il romanzo (termine che deriva da romanz, che significa parlare in volgare) avrà lunga vita nelle sue molteplici declinazio­ni, a partire dall’invenzione del triangolo amoroso di Tristano e Isotta o dalle avventure cavalleres­che di Chrétien de Troyes con la ricerca del Graal, archetipo vitale fino ai colossal hollywoodi­ani e alle fiction televisive.

Ed eccoci alla lirica, che nasce dai trovatori ma troverà un punto di passaggio cruciale nella riflession­e dantesca (il prezioso codice Vaticano Chigiano, con la Vita nuova, è visibile in mostra). L’Italia darà il suo massimo contributo alla letteratur­a europea con il primo canone di lunghissim­a durata: il padre Dante («e l’invenzione dell’io», ricorda Antonelli), la lirica petrarches­ca, la narrativa di Boccaccio. La coscienza della nostra dimensione europea passa anche (o soprattutt­o) da lì. Chi volesse rinfrescar­si la memoria faccia un viaggio a Palazzo Corsini.

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