Corriere della Sera

Le memorie di Trintignan­t

«Volevo fare il regista ma è più facile recitare Un altro film italiano? Difficile, i miei amici sono ormai tutti morti»

- Emilia Costantini Emilia Costantin

«Torno in Italia a recitare nel teatro dove ho visto recitare il mio amico Patrice Chéreau». Jean Louis Trintignan­t sarà protagonis­ta domenica prossima al Teatro Cucinelli di Solomeo con Serata, recital di parole e musica con il Quintetto dell’accordeoni­sta jazz Daniel Mille. «È proprio bello quel teatro — sospira il grande attore francese —, un luogo sospeso nel verde dell’Umbria: amo molto il vostro Paese — aggiunge, pescando nella memoria ogni tanto vocaboli italiani —. Ho vissuto e lavorato molto bene in Italia». E con i più grandi registi, da Risi a Bertolucci, da Patroni Griffi a Zurlini, Comencini e Scola. «E poi Marcello Mastroiann­i, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi. Eravamo amici e compagni di set ma — sottolinea non con tristezza, con affettuosa ironia — sono tutti morti: io sono tra i sopravviss­uti».

Tanti ricordi: «Ci vedevamo quasi tutte le sere in una trattoria romana, Da Otello, esiste ancora?». Sì, esiste ancora. «E lì tra un tavolo e l’altro ho visto nascere tanti film. Le idee di attori, registi, sceneggiat­ori saltavano da un piatto all’altro, tra una chiacchier­a e l’altra, era un piacere. Perché da voi c’è una generosa apertura tra gli artisti». In Francia no? «No, da noi non succede così». E del cinema italiano di oggi? «Mi piace Sorrentino. Toni Servillo è molto bravo».

Il recital a Solomeo, ospite dello Stabile dell’Umbria, propone l’accostamen­to tra la poesia di Jacques Prévert, Robert Desnos, Boris Vian, Jules Laforgue e la musica di Astor Piazzolla. «Artisti lontani, per nascita e formazione, ma accomunati dallo stesso slancio inventivo. Spiriti liberi, poeti che trattano storie che ci riguardano. E poi adoro Piazzolla».

In più di un’occasione Trintignan­t, che a dicembre compie 86 anni, ha dichiarato di volersi ritirare dalla scena. «Non ci vedo, sono cieco! — esclama in italiano —. Forse questo è il mio ultimo spettacolo in teatro». Al cinema invece ci pensa ancora: «A giugno inizio le riprese del film Happy End diretto da Michael Haneke», lo stesso regista con cui ha realizzato nel 2012 lo splendido Amour. «La storia è ambientata a Calais, nel nord della Francia dove ci sono molti migranti. Io sono il patriarca di una famiglia locale: è una storia di gente che si ritrova immersa nei problemi di chi approda sulle nostre coste in cerca di una vita migliore. Un film politico, affronta un tema di emergenza: bisogna accogliere i migranti, metterli in condizione di vivere dignitosam­ente, sono persone come noi, potremmo trovarci nelle loro stesse condizioni».

Allora non è vero che chiude i ponti con il mondo dello spettacolo. Risponde ironico: «Faccio cinema solo per soldi e perché obbligato come attore. Ma non succede spesso: in vent’anni ho fatto solo un paio di film. In realtà avrei voluto fare il regista, ma recitare è più facile che dirigere un film. Per il resto mi dedico alla mia attività di viticoltor­e, vivo modestamen­te in campagna, con la testa sotto la sabbia per non vedere ciò che accade intorno». In che senso? «I politici in Francia parlano tropo e fanno troppo poco. Non so se succede così anche in Italia». Si riferisce ai recenti drammatici episodi di terrorismo? «Sì, sono il risultato di una politica che non funziona. Io sono di sinistra e sono contro ogni genere di guerra». Ma Trintignan­t in guerra ci è andato, in Algeria: «Ero più dalla parte degli algerini, che di noi francesi».

È vero che si arruolò nell’esercito per smentire le voci riguardo una sua presunta relazione con Brigitte Bardot? «Non ricordo — è diplomatic­o —. Roba di cento anni fa, caduta in prescrizio­ne. Alla mia età ci si sente impotenti, non solo sessualmen­te». Un’impotenza che Trintignan­t ha provato soprattutt­o per la tragica morte dell’adorata figlia Marie, massacrata di botte dal suo compagno Bertrand Cantat: «Condividev­amo tante passioni, compresa quella per la poesia. Lei mi manca molto, ma ho sostituito l’odio contro chi l’ha uccisa con l’amore per i quattro nipoti che lei mi ha lasciato». E poi c’è il teatro: «Il teatro è vita. Peccato recitare a Solomeo una sola sera». Tornerebbe a girare un film anche in Italia? Sorride: «E con chi? Gliel’ho detto: i miei compagni di un tempo sono tutti morti».

Alla mia età faccio il viticoltor­e Vivo in campagna con la testa sotto la sabbia per non vedere quello che accade intorno

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