Corriere della Sera

Tabù indiani travolti dalla band transgende­r

Il gruppo 6 Pack ha abbattuto il muro di scetticism­o del Paese. La leader: «Non teneteci chiuse in gabbia»

- Stefano Landi

appy» di Pharrell Williams l’hanno cantata in tanti. Sul palco, come sotto la doccia. Però c’è una versione di questa canzone che ha lasciato un segno politico (oltre che musicale) indelebile, in un Paese conservato­re come l’India. Le 6 Pack Band sono sei donne: tutte transessua­li. E il loro successo sempre più travolgent­e sta costringen­do l’intera società ad ascoltare una storia diversa dal solito. In due mesi, il video della loro «Hum Hain Happy» sfiora i 2 milioni di visualizza­zioni.

Komal Jagtap ha avuto bisogno della musica per uscire dalla nicchia in cui il suo Paese l’aveva rinchiusa. Komal era un ragazzino di 8 anni quando fu cacciato da casa. La sua colpa stava nel voler indossare il sari, tipico abito delle donne indiane. A crescerla nella sua trasformaz­ione è stata Mujhra Nani, guru della comunità transgende­r indiana. Le insegnò a digerire il disprezzo. «Mi vedevano come un maschio, ma io mi sentivo una bambina, nel modo in cui parlavo Tre amici superstar, Carlo Conti, Leonardo Pieraccion­i e Giorgio Panariello, affidano a Oggi il lancio del loro show, che prenderà il via il 5 settembre a Verona. E per l’occasione raccontano al settimanal­e da oggi in edicola alcuni segreti dei loro inizi, dalla conoscenza da ragazzi (Pieraccion­i: «Avevo 17 anni. A uno spettacoli­no che si chiamava Un ciak per artisti domani Carlo mi disse: “Hai un minuto di tempo per farci ridere?”») alla gratitudin­e reciproca (Panariello: «A Carlo confidai di avere dei personaggi chiusi nel cassetto e di non sapere se fossero buoni o no. Glieli feci e lui ordinò: “Tirali fuori”. Mario il bagnino è nato allora»). o camminavo. Mujhra mi ha insegnato a non esibire il dolore» ricorda al Guardian, la leader delle 6 Pack pensando al suo passato più duro.

Komal si è mantenuta cantando a battesimi e matrimoni: una sessantina di euro a serata. Bastava la voce: la sua storia restava invisibile agli occhi festaioli di quelle serate. Un anno fa, la svolta: quando Ashish Patil, produttore locale, ha deciso di costruire intorno alla sua voce la prima band al mondo composta da soli transgende­r. Ha assunto un coreografo, uno stilista e la star di Bollywood Sonu Nigam Il successo ottenuto grazie alla cover di «Happy», il tormentone di Pharrell Williams per creare delle popstar. Patil per alcune settimane ha fatto i casting ai semafori e alle fermate degli autobus. Abbattendo il muro di scetticism­o di ragazze vittime del loro passato.

Una band nata a tavolino che oggi è un modello sociale per molti transgende­r che hanno trovato un megafono esistenzia­le. In India sono quasi 2 milioni e per anni sono stati discrimina­ti. Soprattutt­o nelle zone più tradiziona­liste Rivoluzion­arie Le 6 Pack Band si sono formate in India la primavera scorsa, grazie a un’intuizione di un produttore di Bollywood del Paese, dove essere bollati come hijras è un marchio indelebile sul futuro sociale dell’intera famiglia. « Papà e mamma hanno deciso di cacciarmi stanchi degli insulti dei vicini di casa».

Recentemen­te la condizione dei transgende­r è migliorata. Due anni fa, la Corte suprema indiana ha riconosciu­to i transessua­li come il terzo genere, che gode degli stessi diritti di uomini e donne. Ma più che una sentenza in un’aula di tribunale, l’atteggiame­nto degli indiani sta cambiando grazie anche agli show e ai video delle 6 Pack. La famiglia di Komal inizia a mostrare segni di pentimento. Hanno scoperto di avere in casa una star: un misto di orgoglio e fiuto di business. Anche i vicini di casa ora chiedono notizie della star della porta accanto. Con Bhavika Patil, Fida Khan, Chandrika Suvarnakar, Asha Jagtap e Ravina Jagtap, ora Komal ha un futuro davanti. La sua rivoluzion­e sta tutta in un messaggio: «Non teneteci chiuse in una gabbia».

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