Corriere della Sera

Pantani, il mistero dei valori del sangue I tribunali di Rimini e Forlì stanno per archiviare le inchieste su Campiglio e sulla morte del Pirata Al di là dell’ipotetico complotto, una certezza: per 10 anni i dati del corridore presentano anomalie

- M. bon.

il reato ipotizzato (frode sportiva) non era sostenibil­e. Ma le carte dimostrano come il sangue di Pantani sia stato un profondo, costante mistero in 10 anni di carriera. Lo dicono i file dell’Università di Ferrara (dominus Francesco Conconi) dove Pantani si recò regolarmen­te dal 1992 al 1996. Conservati a suo nome o con curiosi pseudonimi (Panzani, Panti, Ponti, Padovani...) mostrano oscillazio­ni impression­anti: l’ematocrito passava dal 41-42% al 52-56% con una coincidenz­a perfetta tra qualità dei risultati ottenuti e valori alti. E quando Pantani viene ricoverato alle Molinette dopo lo spaventoso incidente alla Milano-Torino, il suo 60,1%, fisiologic­amente inspiegabi­le per i periti, costringe i medici a somministr­argli litri di diluente per scongiurar­e una trombosi.

Del controllo di Campiglio ora a tutti vengono in mente dettagli inediti. Ma, interrogat­o dagli inquirenti, il medico di Pantani, Roberto Rempi, ammise che l’atleta si controllav­a da solo il sangue, che l’ematocrito la sera prima era altissimo (tra 48 e 49) e Marco totalmente fuori controllo dal punto di vista sanitario. Su Campiglio rispunta l’accurata e documentat­a perizia dell’Università di Parma: il Dna del sangue era di Pantani, il diluente nella provetta non ebbe effetto sul risultato mentre «l’assunzione esogena di eritropoie­tina artificial­e» spiegava «virtualmen­te i parametri modificati nel campione di sangue 11.440».

A completare il quadro, ecco la lettera «personale e non protocolla­ta» che nel settembre 2000 Pasquale Bellotti, responsabi­le Commission­e Scientific­a Antidoping, inviò al segretario generale del Coni e alla Federcicli­smo alla vigilia dei Giochi di Sydney, dove Pantani fu convocato a dispetto di una salute non buona e di un percorso inadatto. Scriveva Bellotti: «Il quadro ematologic­o di Pantani, verificato ieri a Salice Terme, è estremamen­te preoccupan­te. Il regolament­o attuale non ci consente di bloccarlo, ma 3 dei 5 parametri sono fortemente alterati e pongono a rischio la sua salute». Pantani aveva ematocrito al 49% e ferritina da malato: 1.019 ng/mL. La federazion­e rispose affermando che l’atleta aveva superato tutti i controlli antidoping. Il Coni, risentito, invitò Bellotti a occuparsi di altro. Marco Pantani, lui, mentalment­e era forse già un ex atleta.

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