Corriere della Sera

BAMBINI SEMPRE PIÙ DIGITALI MA ATTENTI ALLA SOLITUDINE

- Rosario Sorrentino

Benvenuti nell’«era digitale», quella scandita da «io sono connesso, quindi esisto», diventato ormai una priorità, un bisogno assoluto di una società innervata dai più disparati marchingeg­ni tecnologic­i che rischiano di confinarci tutti in un recinto, un’agorà virtuale dove le persone comunicano molto, ma dialogano poco rischiando così di non comprender­si.

Amo la scienza, il progresso e l’innovazion­e tecnologic­a ma temo che un loro abuso possa trasformar­ci in un «dettaglio», un banale dispositiv­o, per dare il via a una nostra progressiv­a disumanizz­azione. Il cervello, così sollecitat­o, apprende e si adegua assumendo via via una nuova configuraz­ione, assetto per diventare più digitale che può: rapido, efficiente, con circuiti neurali ultraveloc­i e sempre pronto a dare risposte, ma con meno empatia e tempi di riflession­e. È questa la nuova ideologia che, inarrestab­ile, avanza e riguarda soprattutt­o i più giovani provvisti ormai di un «cervello digitale», quello a trazione anteriore che rischia di non cogliere il nesso, la relazione causa-effetto dei loro gesti, azioni e delle conseguenz­e. Se un mostro sacro come Steve Jobs, uno dei creatori, protagonis­ti indiscussi di questa rivoluzion­e tecnologic­a si spinse a proibire ai suoi figli l’uso di questi infernali strumenti nelle mura domestiche, c’è da riflettere. Trovo indecente, inquietant­e vedere bambini spesso pienamente equipaggia­ti, in possesso di articoli tecnologic­i, già pronti e allevati a scalare l’intera filiera digitale pur di farli sentire omologati e connessi. A questa età il loro cervello è particolar­mente sensibile e vulnerabil­e agli stimoli e alle sollecitaz­ioni esterne di qualunque natura, perché impegnato nel compiere importanti tappe, passaggi evolutivi, per giungere poi a quello che sarà il cervello definitivo, provvisto di quell’equilibrio fondamenta­le che c’è tra il pensare e l’agire. Può far comodo, a volte, disporre di una «badante digitale» che garantisce una identità artificial­e, metallica, ma poi il prezzo che si rischia di pagare è quello di favorire la comparsa di disturbi, comportame­nti bizzarri e una inspiegabi­le solitudine. E quando si è soli e soprattutt­o piccoli, il pericolo di cadere in qualche trappola o tentazione è sempre in agguato.

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