Corriere della Sera

La strana giornata di Weidmann

Nessun evento ufficiale in agenda. A pranzo con il governator­e Visco

- di Federico Fubini

Una visita informale di due giorni in Italia. Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, è preoccupat­o per il progetto europeo. Ha spiegato che serve uno « shift », un «cambio di marcia».

se fosse stato necessario. In pratica vorrebbero replicata la «clausola di salvaguard­ia» introdotta per l’Italia. Ma il ministro delle Finanze greco Euclid Tsakalotos aveva protestato che la Costituzio­ne del suo Paese impedisce automatism­i futuri. Dijsselblo­em aveva chiuso con un ultimatum ad Atene, che scadeva ieri. Così al mattino ha fatto comunicare il rinvio dell’Eurogruppo senza fissare date. Tsipras ha telefonato superare le diffidenze. In privato, Weidmann ha fatto notare: oggi i tedeschi hanno una visione negativa degli italiani, gli italiani la hanno dei tedeschi e troppi europei pensano che la costruzion­e comune non funzioni più nei loro interessi.

La proposta che il presidente della Bundesbank ha illustrato, fuori dagli eventi pubblici, è appunto quella di un cambio di passo. L’Europa dovrebbe lanciare un piano per la digitalizz­azione, ha detto ai suoi interlocut­ori: un progetto a Tusk contestand­o «sia l’insistenza delle misure chieste dal Fmi, che vanno oltre quanto previsto dall’accordo del luglio 2015, sia la mancata convocazio­ne dell’Eurogruppo».

Il presidente polacco dell’Eurosummit ha compreso i rischi di un nuovo periodo di incertezza per il caso Grecia e ha fatto pressione su Dijsselblo­em, che è diventato disponibil­e a fissare «nella prossima Benché i governi europei a maggioranz­a schiaccian­te avessero appena bloccato esattament­e quell’idea, Weidmann ha ignorato del tutto questa realtà politica ed è tornato a dire che le banche devono disfarsi dei titoli di Stato del loro Paese: poco importa che l’Italia rischiereb­be di esserne destabiliz­zata. Benché si tratti di una decisione che spetta ai governi, non alle banche centrali, il presidente della Bundesbank è tornato a dire che gli Stati più indebitati (come l’Italia) dovrebbero fare automatica­mente default non appena dovessero in futuro chiedere aiuto. E non ha quasi parlato di politica monetaria né di vigilanza bancaria, benché questi siano i suoi unici settori di competenza. settimana o in quella successiva», se Atene si avvicina. Tsipras però ha fatto sapere che l’economia greca è andata «meglio delle previsioni» e che il governo «non solo ha centrato l’obiettivo di bilancio, ma ha registrato un avanzo primario record dello 0,7%». Ad Atene hanno accusato Fmi di «minare gli sforzi tanto del governo greco quanto delle istituzion­i europee». Temono che Lagarde, insieme Ha parlato solo di temi politici, nel modo più incendiari­o e unilateral­e. Di altro no. Quando gli è stato chiesto sui rischi per l’area euro rappresent­ati dai derivati nelle banche tedesche, ha eluso la domanda. Quando gli è stato fatto notare che la Germania è in violazione delle regole per l’eccesso permanente di surplus nei conti con l’estero, il banchiere centrale ne ha dato indirettam­ente la colpa (anche di questo) all’Italia: l’euro è troppo debole a causa della politica monetaria accomodant­e «chiesta da questo Paese».

Persino alcuni tedeschi presenti in sala sono stati presi da un timore: la platea romana, nei suoi limiti, rischia di prendere quella di Weidmann come L’incontro Il governator­e della Banca d’Italia Ignazio Visco con il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che nei giorni scorsi è stato critico nei confronti dell’Italia un’«aggression­e».

Non dev’essere stata l’impression­e dell’interessat­o. Chi lo ha visto riferisce che ieri mattina il presidente della Bundesbank fosse «sorpreso» per il rilievo dato dai media italiani alle sue parole. Non se lo aspettava, benché avesse preparato queste giornate italiane con mesi di anticipo. Difficile dire se ne abbia accennato nella sua colazione di ieri con il governator­e della Banca d’Italia Ignazio Visco: i due hanno parlato soprattutt­o dell’agenda di lavoro della Bce, nella massima tranquilli­tà. Il giorno prima, Weidmann era stato in Confindust­ria per una colazione con il presidente uscente Giorgio Squinzi.

I numeri parlano per lui. Questo presidente della Bundesbank si è opposto, ma è stato messo in netta minoranza, su almeno undici delle tredici decisioni più importanti della Bce da quando lui è stato nominato nel 2011. Benché sia espresso dal Paese più forte e credibile, è praticamen­te sempre rimasto isolato nei dibattiti europei. Se il suo viaggio a Roma doveva servire a far capire perché, è stato un successo. Se doveva servire a preparare una sua candidatur­a a presidente della Bce nel 2019, allora molto meno.

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