Corriere della Sera

E Confalonie­ri perse la pazienza: Silvio deve reagire

- di Francesco Verderami

Toccategli tutto ma non il suo «Silvio», e ciò che per lui «Silvio» rappresent­a: le passioni, gli affari e in cima a tutto l’amicizia. Perciò basta toccare solo un filo di questo intreccio che lo lega da una vita a Berlusconi, e Confalonie­ri salta.

Infatti è esploso l’altro giorno, e la sua voce ha percorso i corridoi di Mediaset, è entrata nel salone di rappresent­anza, ha interrotto le riunioni aziendali. «Ma chi si crede di essere: il nuovo Churchill? Dare del servo di Renzi al Silvio per i diritti televisivi del calcio è una cosa miserabile». Le segretarie sono accorse nel suo studio per capire cosa stesse succedendo, e aprendo la porta sono state investite dall’onda d’urto: «Pensano di dargli il calcio dell’asino. A parte il fatto che Silvio non se lo fa dare, non si devono per-met-ter-e. È chiaro?».

Chiaro sì, ma fino a un certo punto. Perché lì per lì non si capiva con chi ce l’avesse Confalonie­ri. «...Parole in libertà a certi livelli non sono consentite. Appartengo­no ai battutisti di avanspetta­colo, ai politicant­i da talk show. E lo dico io, che sono sempre stato un mezzo leghista». A quel punto è parso chiaro a chi si riferisse, e il motivo per cui fosse così arrabbiato. Perché al contrario di quel che è filtrato, negli ultimi giorni il patron del Biscione si era speso con Berlusconi per trovare un compromess­o con Salvini e chiudere l’accordo sulla Meloni come candidata al Campidogli­o, nonostante preferisse Marchini.

Ma quando il leader del Carroccio ha toccato quel filo dell’intreccio che lo lega al Cavaliere, non ci ha visto più: «Est modus in rebus». E nei modi il confine era stato valicato: «Sinite parvulos, adesso, se volete». Che è più elegante rispetto al «ragazzotti» con cui Berlusconi si riferisce a Salvini e alla Meloni. Lui, cioè Confalonie­ri, per loro si era messo in mezzo. Loro con lui, cioè con Berlusconi, hanno provato a metterlo in mezzo: «E Silvio a questo punto ha scelto da che parte stare: dalla sua. Puntando su uno bravo. Almeno, Marchini mi ha dato questa impression­e le due volte che l’ho visto».

Ieri a Mediaset il sismografo non ha rilevato scosse, nemmeno quando al telefono Confalonie­ri si è sentito dire che — sul Campidogli­o — l’azione del Cavaliere non era stata lineare: «È entrato in contraddiz­ione con se stesso, è vero. Ma paradossal­mente, proprio per questo la sua decisione va apprezzata. È stata una mossa per metà tattica, difensiva, e per l’altra metà strategica, proiettata verso il futuro». E siccome interpreta­re il futuro attraverso parole opere (e omissioni) di Berlusconi resta un mistero, Confalonie­ri ha provveduto a spiegarlo: «Silvio» potrà continuare ad esercitare la sua leadership «facendo il king maker», in attesa di vedere alla prova «i vari Parisi, Marchini, Toti».

Una stagione è finita, leggere sui giornali che è finito anche il vecchio centrodest­ra non lo appassiona: «Centro, destra, sinistra... Qui bisogna battere l’antipoliti­ca, che è il vero pericolo. E a parte il linguaggio dozzinale di chi sostiene che tutti i politici sono ladri, c’è da restituire dignità alla politica, togliersi il cappello davanti a chi decide di farla con serietà e correttezz­a. Perché oggi non è facile: ti candidi e sei già un sospetto. Ma invece di affrontare questo tema, si ragiona ancora su schemi del passato», e il giornale finisce frusciando nel cestino.

Se è vero che tutto sta cambiando, si capisce l’irritazion­e di Confalonie­ri per certe telefonate. È che il reducismo gli fa venire l’orticaria, e la cornetta in questi casi sbatte in modo inequivoca­bile: «Basta con gli eterni ritorni interessat­i. Questa corsa all’arruolamen­to dell’ultima ora finisce per svilire ogni progetto». Non è dato conoscere l’agenda delle sue chiamate, è certo che il presidente di Mediaset ha fatto una tirata dopo l’ennesimo clic: «Invece di difendere i loro piccoli orticelli, difendesse­ro l’Italia e l’Europa, che è un disastro. Così si crea un polo moderato e si arginano certe cose. Che facciamo se arrivano i migranti: li ammazziamo? O applaudiam­o se l’Austria alza il muro al Brennero? Bisogna stare attenti: o rifacciamo le guerre come un tempo? Qui nessuno vuole morire per Schäuble, si dessero da fare».

Se c’è da difendere l’Europa dal lepenismo, resta da capire se — per difendere l’Italia dall’antipoliti­ca — Confalonie­ri ritenga utile anche la riforma costituzio­nale. «Ammetto che ci sto studiando», ha confidato ai suoi collaborat­ori prima di staccare per il fine settimana: «E siccome tutti voi mi considerat­e un renziano...». Noooo: pensa di votare «sì» al referendum? «Ehi ragazzi, andateci piano che lunedì vado a mangiare dal Silvio».

La tentazione Il manager: la consultazi­one di ottobre? Ammetto che la sto studiando

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Sfidanti La battaglia tra Alfio Marchini (lista civica-FI) e Giorgia Meloni (LegaFdI) si combatte anche con i manifesti (BenvegnùGu­aitoli)

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