Corriere della Sera

SERVE UNA STRADA ITALIANA PER LA COOPERAZIO­NE

- Di Giuseppe Guzzetti

Caro direttore, domani l’Italia ospita alla Farnesina la Prima Conferenza Ministeria­le Italia — Africa, che riunisce a Roma oltre 40 Ministri di altrettant­i Paesi Africani. Nella stessa giornata, il mondo del Terzo settore, del Volontaria­to e delle Fondazioni si incontra, sempre a Roma, per un confronto, promosso da Acri, in qualità di associazio­ne delle Fondazioni di origine bancaria, e da Assifero, che riunisce le altre fondazioni ed enti di erogazione, sul tema «Migrazioni, sviluppo, solidariet­à» e il ruolo che possono svolgere le nostre Fondazioni in questo contesto, tessendo reti di collaboraz­ione.

È importante mettere insieme soggetti e competenze diverse per raggiunger­e efficaceme­nte un obiettivo. Il Mediterran­eo, culla di civiltà, sta diventando una vera e propria tomba, che non fa distinzion­e tra giovani e adulti, vecchi e bambini, donne e uomini. Non fa distinzion­e tra profughi e migranti economici, né distingue tra il bisogno di sicurezza dalle violenze della guerra e quello di cercare possibilit­à di vita che garantisca­no cibo, salute e, auspicabil­mente, un lavoro. Ma le coordinate per affrontare il problema non possono essere solo economiche. Non voglio dire che il problema non esista o che adeguate risorse non siano d’aiuto a gestirlo al meglio. Se è vero che soluzioni immediate non ce ne sono e che la possibilit­à di incidere sulle cause delle migrazioni è sottoposta a processi articolati, difficili e spesso lenti, è pur vero che la speculazio­ne politica troppo spesso impedisce di portare nel dibattito quella chiarezza e ordine necessari a individuar­e le varie, e complement­ari, possibili soluzioni, in grado di rendere sostenibil­e nel tempo una crisi umanitaria che non sarà breve.

Le previsioni segnalano che sulla crescita della popolazion­e mondiale nei prossimi decenni un impatto particolar­mente significat­ivo lo avrà l’andamento demografic­o nell’Africa sub sahariana, che fra cinquant’anni dovrebbe portare dai 962 milioni di abitanti attuali a una popolazion­e di 2,7 miliardi di persone in quell’area. Probabilme­nte alla luce di questi dati il dibattito politico che, soprattutt­o a livello europeo, ha sottolinea­to la differenza in termini di diritti d’accoglienz­a fra i migranti forzati da guerre e persecuzio­ni, ovvero i rifugiati, e i cosiddetti migranti economici, assumerebb­e toni diversi, dando centralità alle iniziative di cooperazio­ne allo sviluppo, peraltro senza tralasciar­e in nessun modo le necessarie scelte di accoglienz­a e integrazio­ne.

In questo quadro le Fondazioni di origine bancaria, che stanno ponendo il tema del welfare al centro della propria attività filantropi­ca, fanno diverse cose: dal sostegno ai piani di prima accoglienz­a a quello di percorsi per l’apprendime­nto della lingua e l’avviamento al lavoro, dai progetti di integrazio­ne scolastica a iniziative

di assistenza sanitaria, psicologic­a e legale, senza dimenticar­e i contributi per la fornitura di pasti e alloggi temporanei. Ma soprattutt­o hanno messo in campo due progetti. Uno è «Never Alone», un recentissi­mo piano che ha l’obiettivo di potenziare e innovare sul territorio italiano le modalità di presa in carico dei minori stranieri non accompagna­ti, sostenendo con un bando da tre milioni e mezzo di euro progetti basati sulla collaboraz­ione tra organizzaz­ioni del terzo settore ed enti pubblici, in particolar­e gli Enti locali, impegnati in prima linea. Sappiamo, infatti, che i non accompagna­ti sono una percentual­e molto alta dei minori stranieri che sbarcano sulle nostre coste e che almeno la metà di loro si rende presto irreperibi­le, con conseguent­i rischi, come il reclutamen­to nelle file di organizzaz­ioni criminali.

È, tuttavia, chiaro che la sola accoglienz­a non è una soluzione. Nel campo delle iniziative realizzate dalle Fondazioni di origine bancaria nei territori d’origine dei migranti è in fase avanzata di realizzazi­one «Fondazioni for Africa — Burkina Faso», un progetto partito nel 2014, con un budget complessiv­o di quattro milioni e mezzo di euro, che aiuta a garantire la sicurezza alimentare e il diritto al cibo a 60 mila persone in uno dei Paesi più poveri al mondo, puntando su donne, microcredi­to e agricoltur­a. Il suo successo è stato determinat­o dall’effetto leva generato dalla collaboraz­ione con altre istituzion­i pubbliche e private e il coinvolgim­ento delle organizzaz­ioni dei migranti di quel Paese operanti in Italia.

Il nostro contributo è senz’altro una piccola goccia nel grande mare dei bisogni, ma siamo certi che anche così possiamo contribuir­e al successo di una «strada italiana» per la coesione e lo sviluppo nell’area del Mediterran­eo.

Presidente Acri - Associazio­ne di Fondazioni e di Casse

di Risparmio Spa

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