Corriere della Sera

Unioni civili, i vescovi accusano

«Portano all’utero in affitto». L’irritazion­e del governo e la Chiesa divisa

- Di Massimo Franco e Gian Guido Vecchi

Ivescovi contro la legge sulle unioni civili: portano all’utero in affitto. Mattarella: la Carta tutela le formazioni sociali.

Eminenza, le unioni civili sono legge. Che giudizio ne dà?

«Il mio giudizio è decisament­e negativo. Equiparare al matrimonio le unioni tra persone dello stesso sesso significa stravolger­e dei parametri fondamenta­li, a livello biologico, psicologic­o, etico, parametri che fino a pochi anni fa tutti i popoli e tutte le culture hanno rispettato. È quindi un problema gravissimo, per l’umanità e oggi per l’Italia. È anche un problema per la Chiesa, per il semplice motivo che la Chiesa non può disinteres­sarsi del bene della gente». Il cardinale Camillo Ruini, 85 anni, per diciassett­e Vicario di Roma e sedici alla guida della Cei, com’è suo costume non gira intorno all’argomento.

Il cardinale Bagnasco ha detto che il «colpo finale» sarà l’utero in affitto...

«Il cardinale Bagnasco ha detto una parola di verità, che fa luce su varie illusioni e anche mistificaz­ioni. Già adesso si stanno moltiplica­ndo le sentenze giudiziari­e che legittiman­o le adozioni e purtroppo non ci sarà bisogno di attendere molto per qualche pronunciam­ento europeo che, a parte il nome, parifichi del tutto le unioni civili al matrimonio».

I vescovi potevano farsi sentire di più?

«Per la verità i vescovi non hanno taciuto: anch’io mi sono espresso ripetutame­nte e come me molti altri, a cominciare da Bagnasco. In parlamento e nelle piazze l’iniziativa è stata giustament­e presa dai laici, ma il nostro appoggio era indubbio».

Bagnasco ha parlato delle difficoltà delle famiglie. Perché l’Italia, con la sua storia, le ha sempre sostenute poco rispetto al resto d’Europa?

«Questo è un vero paradosso e soprattutt­o è una grande disgrazia per l’Italia, che ormai da quarant’anni è in preda a una crisi demografic­a, con sempre meno giovani e sempre più anziani. È questa la principale ragione del nostro declino anche economico. È urgente perciò cambiare struttural­mente la politica fiscale, che adesso in Italia penalizza le famiglie e dovrebbe invece avvantaggi­arle, in base al numero dei figli. I figli sono il futuro non solo dei loro genitori ma di tutto il Paese. Su questo tema vi sarebbero tantissime altre cose da dire, riguardo al lavoro, alla casa, ai servizi per i bambini, alla cultura, ai mass media: rimando a uno studio molto accurato che, come Cei, abbiamo pubblicato cinque anni fa con Laterza, “Il cambiament­o demografic­o”».

Tornando alla legge, come rimediereb­be ?

«Bisognereb­be cambiare alcuni punti, o almeno integrarla con altre norme che impediscan­o le derive peggiori. Giuristi di grande competenza hanno formulato varie proposte, ma serviranno a poco se non c’è la volontà politica di approvarle».

Il Papa ha esortato a uno « stile di vita semplice » e chiesto di mantenere solo strutture e beni «per l’esperienza di fede e di carità del popolo di Dio». La Chiesa italiana lo seguirà?

«Penso che vi sia nella Chiesa italiana una volontà diffusa di seguire le indicazion­i di Papa Francesco. Di più, per vari aspetti si è già proceduto in questa linea. Bisogna evitare però quell’equivoco che il Papa chiama pauperismo: ad esempio, le risorse che la Chiesa gestisce e destina alle famiglie in difficoltà, alla cura e all’educazione dei bambini e dei ragazzi, all’assistenza ai malati e agli anziani, non sono certo un tradimento della sua missione. E lo stesso discorso vale per le strutture richieste per la pastorale, come gli edifici di culto, gli oratori, i seminari. Abusi ci sono stati e sono sempre possibili, ma non dobbiamo fare di ogni erba un fascio».

Sempre più sentenze legittiman­o le adozioni E non dovremo aspettare molto una pronuncia europea che parifichi del tutto i matrimoni alle unioni civili

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