Corriere della Sera

L’ultimo litigio, poi quindici coltellate Uccisa nella casa dove aveva abitato con l’ex

Tragedia nel Milanese: la 24enne ha provato a scappare per le scale, lui ha tentato il suicidio

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«Innamorata ogni giorno sempre di più. Grazie amore di tutto quello che fai x me. Ti amo Arturo. Sei la vita mia» .

Quando scriveva queste parole, Deborah Desiree Fuso aveva 19 anni. Era il 26 novembre 2010 e la relazione tra lei e Arturo Saraceno era iniziata da un mese e un giorno. Deborah ha poi avuto modo di scoprire quanto quelle parole fossero bugiarde. Quanto quel legame che lei aveva scelto di interrompe­re a metà dello scorso aprile tornando a vivere con i genitori, fosse in realtà diventato così soffocante da toglierle la libertà dei suoi 24 anni.

Deborah non era una ragazza ingenua. Sapeva che quell’appuntamen­to a casa di Arturo si sarebbe probabilme­nte trasformat­o nell’ennesimo litigio. Ma non temeva di essere uccisa. E forse solo questo spiega perché alla fine abbia accettato di tornare ieri nell’appartamen­to al terzo piano

di via Cardinal Ferrari 3, a Magnago (9 mila abitanti, pochi chilometri dall’aeroporto di Malpensa) dove per sei anni avevano vissuto insieme. Ma come quei messaggi d’amore, anche le rassicuraz­ioni di Arturo sono state soltanto parole bugiarde. Lui l’ha uccisa con una quindicina di coltellate nell’androne del palazzo, poi ha puntato la lama contro il suo petto, all’altezza dello sterno, pensando di riuscire a farla finita. Invece Arturo Saraceno, originario di Potenza, 33 anni tra un mese, operaio, si è salvato e senza gravi ferite. Ora è in carcere con l’accusa di omicidio.

Quella di Debi de-de (il nomignolo usato sui social network) e di Pisolo (come la ragazza aveva soprannomi­nato il fidanzato), è una storia tremendame­nte identica a molti altri casi di femminicid­io. I vicini, oggi, raccontano di liti frequenti. Soprattutt­o negli ultimi mesi, da quando Deborah aveva deciso di lasciare Arturo. Nessuno aveva mai sentito il bisogno di chiamare i carabinier­i. Segno che tutto era sembrato nell’alveo del «sopportabi­le». Arturo Saraceno aveva avuto solo un piccolo problema con la giustizia, da ragazzo, per essere stato fermato con in tasca un coltello. Ma da allora non c’erano state denunce, neanche da parte della fidanzata. Gli amici di Deborah raccontano che negli ultimi tempi il 32enne era diventato sempre più pressante: «Se la vedeva parlare con un altro ragazzo in un locale si avvicinava immediatam­ente. Era geloso».

I carabinier­i della compagnia di Legnano, guidati dal capitano Francesco Cantarella, e quelli del comando provincial­e di Milano, coordinati dal colonnello Canio Giuseppe La Gala, stanno tentando di ricostruir­e gli ultimi mesi della loro relazione. Un vicino racconta che Arturo le aveva anche proposto di sposarsi. Lui dopo l’omicidio non ha detto molto. Sarà decisivo l’interrogat­orio davanti al pm di Busto Arsizio Maria Cardellicc­hio.

Ma i contorni della storia sembrano chiari. Intorno all’una di ieri pomeriggio Deborah Fuso raggiunge l’ex fidanzato a casa. Forse l’incontro deve essere solo un chiariment­o, o forse la ragazza vuole riprendere qualcosa. Il litigio inizia nell’appartamen­to e i vicini chiamano i carabinier­i. Quando la prima pattuglia arriva in via Cardinal Ferrari, i militari trovano solo il corpo di Deborah sul pavimento del piccolo androne del palazzo, tra la rampa di scale e l’ascensore, e lì accanto quello di Arturo. A poca distanza un coltello da carne, preso dalla cucina, e insanguina­to. La borsetta di Deborah è stata trovata in casa. Segno, forse, che ha tentato di fuggire di corsa lungo le scale, giù per tre piani, inseguita dall’ex fidanzato. Quel ragazzo che sei anni dopo, la sua vita se l’è presa per davvero.

Pressante Negli ultimi tempi era diventato pressante ma le aveva chiesto di sposarsi

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