L’ARGENTINA GUARDA A LONDRA E ABBANDONA LE FALKLANDS
Potrebbe essere giunto il momento di voltare un’altra pagina del sanguinoso Secolo Breve: l’Argentina ha fatto sapere che non considererà più la questione delle isole Malvine (ossia le Falklands) una priorità nei suoi rapporti con la Gran Bretagna.
«Dobbiamo esplorare il dialogo e la partnership al di là delle Malvine», ha dichiarato in un’intervista al Financial Times Susana Malcorra, la ministra degli Esteri nominata dal nuovo presidente Maurico Macri. Secondo Malcorra la precedente amministrazione di Cristina Kirchner si era «sovrafocalizzata» sulle isole contese, mentre è giunto il momento di privilegiare la ricostruzione della fiducia.
Dietro la svolta diplomatica ci sono anche considerazioni di natura pratica. Una delle priorità dell’amministrazione Macri è la lotta alla povertà, impossibile senza la crescita dell’economia, che a sua volta richiede un clima favorevole al commercio e agli investimento internazionali.
È in quest’ottica che il nuovo governo di Buenos Aires ha concluso un accordo con i detentori dei famigerati Tango bond, riportando il Paese sui mercati finanziari mondiali. E dunque la normalizzazione con Londra è un’altra tappa dello sdoganamento dell’Argentina.
Ma non di sola pecunia si tratta. Macri ci tiene a mettere le distanze con quel nazionalismo straccione che è stata la bandiera del peronismo e lo è di tutti i populismi. Perché era stata proprio la ricerca di un facile sussulto di orgoglio nazionale che aveva spinto il regime argentino nel 1982 a lanciarsi in quella che si sperava potesse essere una facile avventura militare.
Disgraziato errore di calcolo: dall’altra parte c’era Margaret Thatcher, che non esitò a lanciare un corpo di spedizione fino all’altro capo del mondo per riprendersi le Falklands. Il risultato di quella guerra anacronistica furono quasi mille morti. Ora l’Argentina ammaina la bandiera in nome del free trade: un’ultima soddisfazione postuma per la Lady di Ferro.