«Investite nella mia terra»
Alla conferenza di Roma 50 delegazioni: al centro economia e investimenti
L’Africa è «un’opportunità da cogliere», non una minaccia. L’Africa non è solo il luogo dei migranti. Renzi lo ripete alla prima conferenza Italia-Africa. E il presidente Mattarella: primo dovere, salvare vite umane. Nkosazana Dlamini-Zuma (Unione Africana): investite nella mia terra. (Nella foto, con il ministro Gentiloni, al centro)
L’Africa non è una minaccia, non è solo il luogo da dove partono i migranti, ma piuttosto «un’opportunità che dobbiamo cogliere, cercando di fare girare la testa all’Unione Europea». Matteo Renzi la vede in questo modo, lo va dicendo da mesi, lo ripete all’appuntamento che lui per primo ha voluto, la prima conferenza Italia-Africa, alla Farnesina.
Ma il messaggio risuona nelle parole di tutti, a cominciare da quelle del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che apre la conferenza ribadendo che il primo dovere, di fronte all’emergenza nel Mediterraneo, «è quello di salvare vite umane», e che poi individua nel nostro Paese un «ponte» verso il continente africano «libero da pregiudizi, rispettoso delle peculiarità degli interlocutori e pronto a un confronto pragmatico e aperto».
In prima fila, ad ascoltare, ci sono molti ministri degli Esteri di Paesi africani, i rappresentanti dell’Unione Africana: a tutti il presidente del Consiglio dice che il nostro Paese non ha alcuna voglia o nostalgia di «egemonie fuori luogo e fuori tempo » , ma semmai «nostalgia del futuro, dove l’Africa non è considerata, come qualche forza demagogica sostiene, la più grande minaccia, ma la più grande opportunità».
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni rafforza il concetto e ricorda alle 50 delegazioni presenti alla Farnesina che «il nostro interesse nazionale è avere il Mediterraneo e l’Africa come prime aree di riferimento di politica estera».
Fra gli altri partecipano alla Conferenza, organizzata in collaborazione con l’Ispi, Dlamini-Zuma, prima donna presidente della Commissione dell’Unione Africana, l’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano e tantissimi ambasciatori.
Si discute di economia, di investimenti, che vedono l’Europa indietro rispetto a Cina e Stati Uniti, della crisi demografica del Vecchio Continente, diametralmente opposta alle curve di natalità africane. Poi, ovviamente, fa anche capolino la questione migranti. Tra il 2010 e il 2015, ricorda Gentiloni, due milioni di africani sono arrivati in Europa. Cause ed effetti, sintetizzate così da Mattarella: «Le migrazioni di massa rappresentano, per il continente africano, la più dolorosa spoliazione di futuro dei tempi contemporapuò
«Necessari sforzi decisivi per eliminare le cause delle migrazioni di necessità» Mattarella
nei» e sono quindi «necessari sforzi ulteriori e decisivi per eliminare, alla base, le cause delle migrazioni di necessità».
«Inutile continuare ad avere atteggiamenti spot» sui fenomeni migratori, è il commento ulteriore del presidente del Consiglio, che evoca una «strategia di lungo periodo» come «unica soluzione». Se ne parlerà al prossimo Consiglio europeo di giugno dove, dice Gentiloni, «chiederemo un piano operativo per l’Africa e ad ampio raggio per progetti pilota, da far partire in tempi brevi». Anche perché, avverte il ministro, bisogna «mettere in campo una strategia prima che si verifichino situazioni di emergenza che nessuno può escludere».
E la strategia non può prescindere dalla «tutela della dignità delle persone — aggiunge Mattarella —. Ovvero quella da sempre seguita dall’Italia, che ha messo in campo, anche
nei momenti peggiori, un approccio civile basato su un primo dovere, quello di salvare vite umane». Un dovere che resta intatto anche di fronte alla minaccia del terrorismo. Nonostante alcune reazioni sbagliate da parte di tanti Paesi dell’Unione Europea, ribadisce Renzi.
«Il messaggio di chiudere le frontiere, lanciato da molti nella Ue dopo gli ultimi attentati, è sbagliato. E se l’Europa non cambia direzione e non mette al centro l’Africa, sarà proprio l’Europa a perdere».