Le condizioni Ue: verifica a ottobre sui conti italiani
Renzi: tagliamo l’Irpef e chiudiamo Equitalia
Flessibilità di spesa pari allo 0,85% del Prodotto interno lordo per il 2016 e rinvio della valutazione sul maxi debito; in cambio, la Commissione Ue chiede il rispetto delle regole. Il premier Matteo Renzi annuncia: «Giù le tasse al ceto medio e addio a Equitalia».
BRUXELLES La Commissione europea ha confermato all’Italia l’attesa flessibilità di spesa dello 0,85% del Pil per il 2016 e ha rinviato all’autunno la valutazione dei rischi del maxi debito eccessivo. In cambio ha chiesto di dimostrare il rispetto delle regole Ue su deficit e debito nel 2017 presentando in ottobre un progetto di legge di bilancio in linea con il patto di Stabilità e di crescita.
L’istituzione di Bruxelles ha fatto prevalere le esigenze politiche e le trattative con i governi, invece di applicare i parametri tecnici degli euroburocrati. Di fatto il premier Matteo Renzi evita condizionamenti dell’Ue prima del referendum previsto in ottobre, a cui ha legato il suo futuro a Palazzo Chigi. Simili concessioni hanno ottenuto altri Paesi. Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha incassato il rinvio a luglio, dopo le elezioni di giugno, delle decisioni sui deficit eccessivi. Uguale dilazione è andata al Portogallo. La Francia, che ha le elezioni nel 2017, può accumulare due anni di deviazioni.
Il commissario Ue per gli Affari economici, il francese Pierre Moscovici, ha apprezzato l’accordo di compromesso con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. «Con Padoan abbiamo avuto uno scambio intenso e ottenuto un impegno chiaro e scritto, che l’Italia assicura per il 2017 il deficit a 1,8% del Pil — ha detto Moscovici —. Guarderemo al progetto di legge di Stabilità in ottobre con attenzione e poi faremo una nuova analisi del rapporto sul debito».
La Commissione vorrebbe per il 2017 un aggiustamento strutturale dello 0,6% del Pil (circa 10 miliardi). Teme uno scarto dello 0,15-0,20% rispetto a quanto previsto da Roma. Il maxi debito, stimato nel 2016 al picco del 132,7 % del Pil (come nel 2015), resta il problema più serio. Le previsioni della Commissione «non prevedono che l’Italia rispetti la regola del debito nemmeno nel 2016». Ma la linea morbida di Bruxelles consente di giustificarsi in novembre con l’incidenza di «fattori rilevanti», nonostante i soliti rischi del ciclo politico della spesa pubblica in arrivo in vista delle elezioni previste nel 2018.
Moscovici, per Spagna e Portogallo, ha ammesso esplicitamente che «non è il momento giusto, economicamente e politicamente» per sanzionare i deficit eccessivi, e non ha escluso estensioni della flessibilità nel 2017.
La Commissione ha raccomandato all’Italia di combattere evasione fiscale, corruzione e povertà, riequilibrare la tassazione (dalla produzione a consumi e proprietà), ridurre le sofferenze bancarie e i tempi dei processi, aumentare la concorrenza a partire dalle professioni regolamentate.