Corriere della Sera

Addio a Toffolo, ironia alla veneta

- di Maurizio Porro

Lino Toffolo, popolare attore, cabarettis­ta, cantante, noto «ubriacone» nella tv anni 60, è morto lunedì sera a 81 anni nella sua casa di Murano per infarto, circondato da moglie e figli increduli, appena uscito dall’ospedale per una caduta. Nato il 30 dicembre 1934 nell’isola del vetro, dove era tornato felice da anni facendo il nonno per tutti, Toffolo, con la cadenza serenissim­a che gli suggeriva a teatro Goldoni e Ruzzante, iniziò a Radio Venezia, scrivendo jingle.

Temperamen­to trasversal­e, osservator­e ironico, beffardo, goliardico della realtà che incartava nella sua dimensione bonaria dialettale, Toffolo aveva sfondato anche coi bambini, aiutato da un aspetto un po’ cartoon, con la canzone «Johnny Bassotto»; e coi grandi, al Cantagiro, con «Oh Nina». Il successo parte nel ’63 quando arriva al Derby di Milano, emigrante lagunare.

Si associa subito al momento di grazia a quella ditta Gran Cabaret alla milanese con Nebbia, Jannacci, Cochi, Renato, Lauzi, Boldi, Gaber che spopola prima nel locale, poi nelle domeniche Rai. Attivo al cinema in 25 film, si ritaglia personaggi sghembi, schizzati, ad alto tasso alcolico con Samperi che l’ha valorizzat­o al meglio ( Un’anguilla da 300 milioni, Beati i ricchi, Peccato veniale), va alle Crociate col Goliardico Lino Toffolo nel cinema si era affermato per i suoi ruoli goliardici Brancaleon­e di Monicelli, penetra negli anni 30 di Risi dei Telefoni bianchi, lo scrittura Celentano per Yuppi Du e suona con Buzzanca nel Merlo maschio di Festa Campanile; è reclutato nella caserma folle di Sturmtrupp­en e poi nella Betìa di De Bosio e Un giorno in più di Venier, arrivando fino a qualche commedia scherzosa-pruriginos­a.

Lo sfizio se lo toglie dirigendo nel 2006 da solo Nuvole di vetro, su un vetraio di Murano innamorato di una ragazza cinese. Il volto affabile diventa di famiglia nei varietà tv, conduce affabile «Casa mia», «Canzonissi­ma con Noschese e piazza spesso la sua classica macchietta dell’ubriaco, pezzo forte dei comici. Ma fa anche fiction con Banfi su terza età ( « Tutti i padri di Maria » , «Scusate il disturbo»), con puntate teatrali da dicitore nell’opera ( Pipistrell­o di Strauss, Pierino il lupo di Prokofiev, Histoire du soldat di Stravinski, perfino Peer Gynt). Aveva un pubblico di tutte le età, i piccoli gli si affezionav­ano subito: lui ricambiava con l’affettuoso uso del dialetto, testimonia­nza delle sue radici.

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