Corriere della Sera

La provocazio­ne di Nkosazana «Italia in ritardo sulla Cina Basta parole, servono azioni»

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«Se non investirem­o in sviluppo e creazione di posti di lavoro, non saremo in grado di mantenere la pace. In Africa si possono creare 7 milioni di posti ogni anno solo sfruttando il 50% dei giacimenti di minerali esistenti, per questo occorrono investimen­ti e l’Europa deve recuperare il tempo perduto rispetto ad altri concorrent­i, a cominciare dalla Cina. L’Italia in questo contesto può essere in prima fila, ha tutte le carte in regola».

Prima donna alla guida della Commission­e dell’Unione Africana, Nkosazana DlaminiZum­a, sudafrican­a, partecipa in prima fila alla Conferenza Italia-Africa alla Farnesina. «Basta dialogo, dialogo, dialogo, servono azioni » , è il messaggio provocator­io che è venuta a portare, sottolinea­ndo che l’Africa «ha bisogno di investimen­ti nell’agribusine­ss, infrastrut­ture, energia, industria estrattiva, perché ha una popolazion­e giovane e in crescita che ha bisogno di formazione. E senza diversific­azione economica non si riuscirà a creare lavoro».

Dlamini-Zuma nel suo Paese è un personaggi­o politico da molti anni, è stata ministro della Salute sotto la presidenza Mandela, ma anche ministro degli Esteri dal 1999 al 2009. Poco dopo ha assunto l’incarico di ministro dell’Interno nel governo del presidente Jacob Zuma, suo ex marito, da cui ha avuto quattro figlie.

Di quali investimen­ti ha bisogno l’Africa?

«Le infrastrut­ture sono il punto centrale per un pieno sviluppo. E parlo di tutti i tipi di infrastrut­ture: acquedotti, aeroporti, strade. L’Europa è indubbiame­nte in ritardo, almeno rispetto alla Cina, ma è in grado di competere. Il modello cinese è spesso vincente perché è in grado di partecipar­e alle gare con offerte a basso costo, ma è anche vero che molte compagnie europee non sono interessat­e a investire da noi, la Ue può fare molto di più».

Cosa pensa delle parole di Renzi?

«L’Italia sicurament­e può giocare un ruolo cruciale e in parte lo sta cominciand­o a fare. Dobbiamo certamente cooperare di più su alcune priorità, voi avete molte industrie alimentari che possono investire nel nostro continente e avete un calo demografic­o, «Per mantenere la pace serve sviluppo: infrastrut­ture, agricoltur­a, energia» come del resto tutta l’Europa, che può essere compensato in un contesto africano. Avete formazione e esperienze da offrire, dobbiamo lavorare per costruire un modello culturale, politico ed economico di reciproco interesse».

Lei ha messo in testa l’agricoltur­a come settore di investimen­to, oltre alle infrastrut­ture. È davvero convenient­e per le imprese della Ue venire da voi?

Investimen­ti

«Io credo di sì. L’Africa ha moltissima terra per l’agricoltur­a che è ancora incolta, che essere messa a reddito: abbiamo bisogno di moderni sistemi di irrigazion­e e di modelli industrial­i di coltivazio­ne, da questo punto di vista possiamo essere molto attrattivi per tutte le industrie europee, e ovviamente anche per quelle italiane che hanno voglia di crescere».

Lei ha parlato di pace e di terrorismo, Renzi cerca di fare «girare la testa all’Unione Europea verso il vostro continente»: sul piano culturale si può trovare un modello di interesse comune?

«Non c’è dubbio. E non solo per motivi geografici, ma anche demografic­i: i nostri studenti devono venire maggiormen­te in Europa a studiare, il vostro calo demografic­o può essere affrontato anche con una maggiore collaboraz­ione con i Paesi africani».

L’Italia è in corsa alle Nazioni Unite per un seggio di membro non permanente al Consiglio di sicurezza. Renzi nelle prossime settimane sarà di nuovo a New York per la fase finale delle votazioni. Molte chance dell’Italia dipendono dai Paesi africani. Ce la facciamo?

«Se l’Italia fa abbastanza attività di lobbying ha buone chance di ottenere un seggio nel Consiglio di Sicurezza, anche se bisogna considerar­e anche il peso degli altri continenti, dai Caraibi all’Asia».

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