Corriere della Sera

Sì alle riforme (e a Feltri), così «Libero» congedò Belpietro

- Virginia Piccolillo

Prima riunione. Giro della redazione. E sul tavolo l’ultima copia firmata da Maurizio Belpietro con un titolo a nove colonne: «Un no contro il pericolo Renzi».

L’unione di fatto che l’editore Angelucci aveva immaginato al vertice di Libero tra Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro è andata in pezzi. E da ieri Feltri, è tornato al vertice del quotidiano che aveva fondato, con l’attuale vicedirett­ore Pietro Senaldi che sarà direttore responsabi­le. Mentre Belpietro, fino a ieri l’altro direttore, si è «fatto da parte» di fronte all’avvicendam­ento deciso «dall’editore che è sovrano». Come ha scritto lui stesso nell’ultimo editoriale in cui mette in guardia i lettori sulle riforme con cui Renzi «potrà instaurare una dittatura democratic­a a sua immagine». «Opporsi al referendum è giusto perché così lo si può mandare a casa», aggiunge Belpietro. E attacca: «Se salta il referendum non salta solo il governo. “Salto io e si chiude la mia storia politica” non l’ho detto io. Lo ha detto Renzi. Se lo si desidera lo si può accontenta­re». Una linea dura che, secondo i colleghi più fedeli, gli sarebbe costata il posto. Di fronte alla svolta filo-renziana di Feltri, che però sul Foglio di oggi si schermisce: «Ho scoperto dai giornali di essere filorenzia­no. Meglio che figlio di...».

L’idillio Angelucci-Belpietro aveva iniziato a scricchiol­are dopo il fallimento del patto del Nazareno. Belpietro che ha rivendicat­o il suo essere berlusconi­ano, non aveva accolto di buon grado gli inviti dell’editore ad evitare «attacchi personali» contro Renzi e soprattutt­o Verdini. Ma il vero rospo mai ingoiato è stato l’arrivo di Feltri, che per l’editore doveva segnare il rilancio di Libero, ma soprattutt­o de Il Tempo, che vorrebbe far diventare il quotidiano del centrosud. Belpietro comincia a fare melina. Non va agli incontri.

E quando, dopo aver firmato il contratto, Feltri firma il primo editoriale, in cui dichiara la morte politica di Berlusconi, Belpietro lo nasconde con un piccolo richiamo. Seguono giorni roventi con un pranzo al ristorante Il Moro, a prendere le difese di Belpietro dal nervosismo montante di Angelucci sembra sia stato Denis Verdini, cui Belpietro però non lesina attacchi neanche il giorno dopo. Il secondo editoriale non lo mette in pagina. E la mossa del cdr che chiede conto all’editore del contratto di Feltri, viene letta come eterodiret­ta. In una cena al Il Baretto di Milano, Angelucci grida a Belpietro: «Ti ho dato fiducia in tutti questi anni. L’ho persa completame­nte».

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