Grillo e «l’algoritmo» per le espulsioni Raggi: lascerei se me lo chiedesse lui
Il leader M5S: «Fuori in automatico chi tradisce». Oggi vertice su Pizzarotti
«Quella dichiarazione è stata fraintesa», così Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, difende Virginia Raggi dall’accusa di essere diretta da Beppe Grillo. Certo le parole possono essere mal interpretate, ma quello che si legge nell’intervista dell’Espresso alla candidata M5S è chiarissimo: se fosse indagata si dimetterebbe «se Grillo me lo chiedesse». E per firmare importanti atti amministrativi dovrebbe aspettare il parere tecnico legale di uno staff del M5S. Questo è scritto nel codice di comportamento firmato dai candidati e pubblicato sul blog di Grillo. E ieri la candidata sindaco ha confermato di averlo firmato. «Ormai dei garanti del Movimento ne è rimasto solo uno, visto che Casaleggio è morto, quindi c’è solo Beppe — spiega Raggi al settimanale —. Il garante è una figura che ci aiuta a rispettare i nostri principi. Quindi io ritengo che nel momento in cui una persona si discosta da questi principi se è onesta deve fare un passo indietro; se invece nonostante le violazioni continua a fare cose nel nome del Movimento è giusto che ci sia qualcuno che ad un certo punto dica basta». Questo qualcuno è ovviamente il comico genovese. «Quindi se lei fosse indagata e Beppe Grillo le chiedesse di dimettersi lei lo farebbe?», chiede l’intervistatore. «Questo c’è scritto, sì», risponde l’avvocato Raggi. Poi è lo stesso Grillo a suggerire la soluzione futura: «Serve un algoritmo, se tradisci il programma vieni automaticamente espulso».
Deflagra subito la polemica: in sostanza, accusa il Pd con numerosi parlamentari, la candidata ammette che le decisione in Campidoglio non le prenderebbe lei come sindaco eletto dalla maggioranza dei romani, ma sarebbero delegate a Grillo per le sue dimissioni e ad uno staff tecnico legale per gli atti di maggiore importanza. E comunque, nell’intervista, lei ribadisce che non avrebbe alcuna remora a rispondere alle indicazioni di mail firmate «lo staff di Grillo», come quelle denunciate dal sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. Nei cui confronti, proprio in queste ore, starebbe partendo una consultazione online per decidere l’espulsione. Le parole della Raggi, come detto, provocano reazioni soprattutto tra i La candidata: passo indietro giusto, se venissi indagata Forse il fondatore al summit del direttorio sul sindaco dem. «Avverto un certo raccapriccio nel sentire queste considerazioni — commenta il candidato Giachetti —. Abbiamo fatto tanti anni fa una legge per l’elezione diretta dei sindaci, per fare in modo che siano liberi dai vincoli dei partiti, delle correnti e se possibile da quelli degli studi associati. Renzi non si azzarderebbe a propormi un contratto, a chiedermi una cosa del genere». Su Twitter il senatore Stefano Esposito scrive: «Raggi continua a dimostrare di essere eteroguidata». Oggi sarà lo stesso vicepresidente Luigi Di Maio, con i candidati M5S di tutt’Italia, a presentare le «buone pratiche» che gli esponenti 5 Stelle applicheranno in caso di vittoria. E nella stessa giornata, sempre a Roma, vertice del direttorio: non è escluso che partecipi anche Grillo.