Corriere della Sera

I 650 arbitri aggrediti

- G. Fas.

Se va bene porti a casa qualche insulto, magari i soliti riferiment­i alla moglie e alla mamma. Se invece finisci nella partita sbagliata, con calciatori nervosi e tifosi esagitati, può anche darsi che alla fine ti serva il pronto soccorso. Vite da arbitri. Vitacce, per la verità. Soprattutt­o se il malcapitat­o è giovane e fa questo mestiere nel mondo calcistico dei dilettanti. «Ogni anno contiamo 650 arbitri picchiati sui campi di calcio, è inaccettab­ile» aveva detto qualche giorno fa Marcello Nicchi, il presidente dell’Aia, l’Associazio­ne italiana arbitri. Inaccettab­ile, è vero. La media di quasi due «vittime» al giorno «non è da Paese civile» per dirla sempre con Nicchi. Che sull’argomento è furente: «Qui c’è un problema grande come una casa» se la prende a sentir parlare di violenza sui campi di calcio. «Vorrei portarla a zero, la violenza» dice. «Vorrei eliminare questa schifezza dal calcio e giuro che prima o poi ci arriverò anche se vedo che il problema è sottovalut­ato da tutti. L’unica persona che ne ha capito la gravità è il presidente federale Tavecchio. Per il resto...». Per il resto cosa? «Tutti gli altri niente. Mi chiedo: il mondo dilettanti­stico cosa sta facendo? Ma sa cosa le dico? Che noi non siamo più disposti a mandare in campo i nostri ragazzi a farsi picchiare. Non è un problema di uno o due sciagurati e poi parliamo di pronto soccorso, di verbali, rapporti medici. Ci sono società con dirigenti o allenatori che non sono in grado di controllar­e i nervi, e se a queste società non mandiamo più gli arbitri le assicuro che smetterann­o di giocare il campionato». È una promessa. O, se si vuole leggerla male, una minaccia.

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