L'Argentina paga le cedole arretrate (ed esce dal default)
( m.sid.) L’Argentina di Mauricio Macri ( foto) ha mantenuto le promesse. E anche le non-promesse: in gran silenzio i risparmiatori italiani che avevano aderito ai due concambi del 2005 e del 2010 nella doppia era Kirchner (dunque, non i 50 mila italiani difesi dalla Tfa con i quali Macri aveva firmato un accordo per un rimborso del 150% del valore nominale) si sono visti recapitare nella propria cassetta bancaria, con annessi arretrati, le cedole dei propri bond che erano congelate dal 30 giugno del 2014. Due anni di interessi e una ritrovata normalità. Il passaggio non è solo tecnico ma sostanziale: con la chiusura dei pregressi l’Argentina esce ufficialmente dal default tecnico in cui si era trovata da quando il giudice Usa Thomas Griesa aveva ordinato alla banca depositaria del Paese sudamericano di bloccare i pagamenti fino a quando non fosse stato trovato un accordo con i fondi avvoltoio americani. Dunque: i soldi recuperati con il ritorno sul mercato del debito estero sono stati ben usati da Macri che sta portando l’Argentina a vivere un momento di grande credibilità che non aveva da anni (peraltro mentre il Venezuela di Maduro è allo sbando e il Brasile è sull’orlo di un doppio impeachment: dopo quello della Rousseff, anche il presidente ad interim Michel Timer rischia). A certificare il momento positivo c’è anche la Disney che ha appena lanciato una serie ambientata a Buenos Aires, Soy Luna, dove la città appare bellissima (come è realmente) ma senza crisi (cosa un po’ meno vera, per adesso). Resta che l’Argentina è il Paese del Sudamerica da seguire.