Corriere della Sera

Tante invenzioni nelle due operine di Maurice Ravel

- di Enrico Girardi

Il primo è una sorta di parodia della vecchia opera buffa italiana; il secondo è una fantasia poetica e sognante. E se l’uno è spassoso, l’altro squaderna una comicità aerea e delicata. Insomma, gli atti unici di Maurice Ravel L’heure espagnole ( L’ora spagnola) e L’enfant et les sortileges ( Il bambino e i sortilegi) sono diversissi­mi tra loro. Sono però accomunati dal fatto che sotto l’incanto della loro apparenza vantano una dottrina talmente minuziosa da investire anche il più infimo dettaglio di composizio­ne e orchestraz­ione. Arrivano al pubblico come «operine» ma rappresent­ano un osso durissimo per gli interpreti. Ciò amplifica non poco la qualità dell’edizione di tal dittico in scena alla Scala fino al 6 giugno: spettacolo cui assistere a tutti i costi sia per la qualità dei cast — capitanati da eccellenti primedonne come la Concepcion di Stéphane D’Oustrac e il Bambino di Marianne Crebassa — sia per l’esito consistent­e della prova di Marc Minkowski, direttore che trae il possibile da un’orchestra che non mastica questo pane tutti i giorni. Non sarà Seiji Ozawa, forse la miglior bacchetta raveliana in tempi recenti, ma è direttore vero.

Deliziose, ispirate, piene d’invenzione e poesia sono infine le realizzazi­oni registiche di Laurent Pelly. L’una è un oliato meccanismo di recitazion­e reso possibile anche dal perfetto phisique du rôle dei cantanti; nell’altra è vincente l’idea di raffigurar­e in forma gigante gli oggetti, animati e no, del sogno (o meglio dell’incubo) del bambino: il mondo come appare dalla prospettiv­a del suo sguardo. Tanti applausi.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy