Corriere della Sera

Il tesoro di Greg

Paltrinier­i stravince i 1.500 frantumand­o il record europeo «Volevo dominare ma volevo soprattutt­o divertirmi»

- DAL NOSTRO INVIATO Alessandro Pasini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

LONDRA Greg si tuffa e appare la bellezza. Il suo nuoto leggero, il galleggiam­ento asimmetric­o, la bracciata feroce, il misterioso rollio delle gambe che non alzano mai la schiuma, il cronometro nella testa: se esiste un umano nato per vivere in acqua, eccolo qui. Per 50 metri concede l’onore del primo posto al fratello di fatiche Detti — che finirà d’argento 14” più indietro — poi vira e saluta. Che è in giornata si capisce subito. Ai 600 metri è sotto il suo record europeo, ai 1.200 è sotto quello mondiale di Sun Yang: negli schermi prima vedi Greg, poi la sottile linea rossa che indica il limite da battere, 14’31”02. Va così fino ai 1.400, poi la linea rossa lo risorpassa e vince lei. Se ne riparlerà un’altra volta. Greg chiude comunque con uno spaventoso 14’34”04, record europeo frantumato di 5 secondi e mezzo, secondo crono di sempre, meglio pure del mitico Grant Hackett al quale aveva già tolto il primato mondiale in vasca corta quest’inverno.

Voi come chiamerest­e tutto ciò? Gregorio Paltrinier­i lo chiama così, sintetico ed efficace: «Un garone». Non se lo aspettava. Fino a pochi giorni fa si era sciroppato i soliti 8/9 km al giorno; era pesante; non aveva fatto neanche la barba né si era depilato, e si sa che questa per un nuotatore è la discrimina­nte tra la gara preparata e quella no. «Considerav­o l’Europeo come una tappa di passaggio». Ma il talento del pesce veloce di Carpi è troppo grande per essere compresso nella logica ed è esploso come una primavera: «Volevo dominare, ma volevo soprattutt­o divertirmi: io in queste gare trovo le motivazion­i, l’ambiente mi fa cambiare ritmo». Gregorio pensa ai recenti campionati italiani di Riccione: tutti, sapendolo in gran forma, pronostica­vano un tempone e lui, forse suggestion­ato da tanta aspettativ­a, aveva chiuso in 14’40”, deluso e furente. «Avevo avuto voglia di strafare, mi sentivo superpoten­te e mi sono bruciato». Da ragazzo intelligen­te e da atleta ben consigliat­o, ha assorbito la lezione e in un mese ha ritrovato la rotta di navigazion­e: «Nuotare bene vuol dire nuotare spensierat­o senza preoccupar­mi di quello che mi diranno dopo, senza volere dimostrare nulla. Per vincere serve la cattiveria “buona”, e godersela».

Adesso naturalmen­te, nell’entusiasmo e nella meraviglia generati da un predestina­to che, fra le varie imprese, è riuscito pure in quella di trasformar­e i 1.500 da lungometra­ggio d’essai a fenomeno pop, la parola che ricorre è una sola: Rio. Che cosa potrà accadere dunque laggiù, quando ci andrà preparato e con guance e gambe lisce? Il suo tecnico Stefano Morini, per il quale «Gregorio non ha mai nuotato così bene», sostiene che questo tempo all’Olimpiade varrà l’oro. Paltrinier­i sorride e ragiona: «Da quattro anni lavoro per i Giochi. Là il tempo non conterà, e poi per il record bisogna migliorare l’approccio generale perché Sun fa gli ultimi 100 tre secondi più veloce di me, dunque dovrei arrivare ai 1.400 con 4-5 secondi di vantaggio... Insomma, a Rio andrò solo per mettere la mano davanti a tutti, dovessi anche fare 14’40...».

La fiducia comunque è grande, glielo si legge in faccia, e questa serata londinese non fa che aumentarla: «In allenament­o faccio tempi mai fatti, avere provato qui la batteria forte per sentire già le sensazioni da gara è stato fondamenta­le: una condizione simile non l’avevo neanche a Kazan». Quelli furono i Mondiali del titolo e della famosa fuga di Sun Yang. E se questa impresa spingesse il cinese a scappare anche a Rio? «Magari noi non lo sappiamo e si sta allenando benissimo... » . Ma magari questo non basterebbe comunque. Greg ormai è in orbita, imprendibi­le: verso quale pianeta lo sa solo lui.

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Compagni di stanza Gabriele Detti e Gregorio Paltrinier­i, entrambi 21enni, mostrano le medaglie conquistat­e ieri nei 1.500 sl. Detti ha anche vinto l’oro nei 400 (Reuters, LaPresse)

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