Mauro Corona come Totò Tarzan con un occhio all’Auditel
Io adoro Mauro Corona, nelle non poche volte in cui appare in tv. Ogni sua apparizione mi ricorda il film Totò Tarzan (1950), una delle più acute riflessioni sul rapporto fra natura e tecnica. Io adoro Mauro Corona, perché lo penso sempre a camminare nelle sue foreste per abbracciare gli alberi, per parlare con gli animali, per perdersi nei sentieri della sua bibliografia. O a scalare montagne. Barba ispida. Capelli lunghi ma raccolti nella bandana in modo che non siano d’impaccio durante la salita.
Canottiera a lasciar libere le braccia muscolose per l’arrampicata. O a intagliare legni storti per raddrizzare qual poco di umanità ancora salvabile.Io adoro Mauro Corona. L’altra sera era a «Ballarò», ospite di Massimo Giannini (Rai3, martedì, ore 21.15). I titoli di coda stavano scorrendo, quando Corona se la prende con il conduttore perché ha dedicato poco tempo a parlare dell’acqua e poi gli dice: «È inutile stare qui a fare i programmini... Ecco perché Floris fa più audience di lei...».
Non ci credo! L’uomo che conosce solo le lunghe camminate nel silenzio delle valli e delle cime innevate è aggiornatissimo su audience, share e rating dei programmi cui potrebbe partecipare. Come Totò Tarzan: «Sono un uomo della foresta, un forestiero. Sono un uomo della foresta, nel mangiare mi contento di poco. A me mi bastano due banane, qualche nocciolina, un’aragosta, ma piccola, un pollo lesso, un pollo alla cacciatora con qualche animella, un budino alla guardia di finanza con qualche animella e tartufi. Dolce, vino, formaggio e caffè. Mi creda, io sono vegetariano». Corona, il vegano della socialità, s’incarognisce sui dati d’ascolto contro il povero Giannini!
Suo grande sponsor è Daria Bignardi, da poco alla guida di Rai3. Fossi in lei, piglierei Corona, aspro e dolce, come consulente alla programmazione. Ancora Totò Tarzan: «Questa è la civiltà: hai tutto quello che non vuoi quando non ti serve».