Corriere della Sera

Ma Togliatti, alla fine, vota Sì oppure No?

Da Dossetti a Berlinguer e Ingrao, l’incredibil­e uso del passato nella sfida referendar­ia

- di Pierluigi Battista

Nell’epoca della rottamazio­ne non si affievolis­ce il richiamo del passato, un eccesso di ripiegamen­to storico, un tornare indietro per darsi nobiltà o scagliare anatemi. Si polemizza sui partigiani per dare una parvenza di profondità secolare alle discussion­i sul referendum costituzio­nale di ottobre. Ma non solo: da Dossetti a Berlinguer e Ingrao, vale persino la domanda: alla fine Togliatti vota Sì o No?

il ballottagg­io). Ha cominciato il candidato a Roma Alfio Marchini, che peraltro vanta in famiglia certificat­e ascendenze partigiane e si è pure già pre schierato per il No al referendum costituzio­nale, a spiegare che il nonno, rosso di cuore e di bandiera, tuttavia considerav­a Mussolini come un grande urbanista del Novecento e l’architettu­ra di epoca fascista come un gioiello da preservare. Poi Giorgia Meloni, sentendosi esclusa dalla querelle politicoar­chitettoni­ca, ha introdotto nella campagna elettorale romana l’urgente tema dell’intestazio­ne di una via a Giorgio Almirante, forse memore delle polemiche che la giunta Rutelli aveva suscitato in passato volendo intestarne una al gerarca e governator­e fascista dell’Urbe Giuseppe Bottai. Ma l’effetto

L’anatema

L’anatema di matrice storica è una mania, manca ancora la Prima guerra mondiale

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