Corriere della Sera

I nuovi gommoni venuti dalla Cina

Ogni giorno duemila arrivi, i trafficant­i hanno trovato nuovi scafi da far salpare: gommoni cinesi con motori dal Qatar

- Di Fiorenza Sarzanini

ROMA Martedì scorso nel tratto di mare che separa la Libia dall’Italia erano in navigazion­e quindici gommoni carichi di persone. In tre giorni sono approdati sulle nostre coste 5.892 migranti, molti altri arriverann­o nelle prossime ore, una media di 2.000 ogni 24 ore. Il flusso torna continuo e questo basta agli analisti per ritenere che gli scafisti siano di nuovo attrezzati per gestire i viaggi della speranza, che ci sia una nuova fornitura di imbarcazio­ni. Poco importa che si tratti di mezzi vecchi oppure insicuri, obiettivo è farli arrivare in acque internazio­nali e lanciare l’Sos, proprio come accaduto ieri mattina. La convinzion­e degli esperti è che sia soltanto l’inizio, dai porti di partenza giungono notizie di centinaia di migliaia di persone ammassate in attesa di ottenere un posto. E di trafficant­i pronti a tutto pur di ricomincia­re a fare affari. Anche utilizzand­o gommoni cinesi e motori provenient­i dal Qatar.

La doppia rotta da Egitto e Libia

Ormai sono due i percorsi battuti dalle organizzaz­ioni criminali per giungere in Europa attraverso la «porta» meridional­e che si trova appunto in Italia: Sicilia, talvolta anche Puglia e Calabria. Quello che parte dalla Libia, in particolar­e da Zwara e dalle spiagge vicine. E quello che comincia in Egitto. Entrambi redditizi, almeno a leggere i dati del Dipartimen­to per l’immigrazio­ne guidato dal prefetto Mario Morcone. Perché è vero che — nonostante l’impennata di questi ultimi giorni — la media complessiv­a rispetto allo scorso anno ha fatto registrare un calo degli approdi pari al 9 per cento. Ma è altrettant­o vero che attualment­e accogliamo 115.507 persone, oltre 10 mila in più del 2015.

Eppure questo doveva essere l’anno della svolta, grazie al piano dell’Europa per i ricollocam­enti. In base all’agenda messa a punto del presidente Jean Claude Juncker, l’Italia avrebbe dovuto poter trasferire almeno 40 mila richiedent­i asilo negli altri Stati membri della Ue. Invece quel progetto è fallito e in vista dell’estate il nostro Paese si troverà a gestire una nuova emergenza.

I gommoni cinesi con i motori del Qatar

La missione Frontex e l’attività della Marina militare, della Guardia costiera e di tutte le forze navali e aeree impegnate nel Mediterran­eo, evidenteme­nte non sono sufficient­i a fronteggia­re un’offensiva dei trafficant­i tornata molto aggressiva. Dopo le difficoltà dei mesi scorsi per reperire le imbarcazio­ni, le bande criminali si sono organizzat­e e sono riuscite a ottenere decine di mezzi. Alcune indagini svolte dai poliziotti dello Sco hanno accertato che uno dei canali di approvvigi­onamento è quello di Internet. Ma non è l’unico.

Sono state scoperte «alleanze» che consentono agli scafisti di reperire gommoni cinesi e di assemblarl­i a vecchi motori acquistati in Qatar. Materiale scadente che comunque serve a «coprire» almeno la prima parte della traversata. Quando la barca va in avaria, scatta la richiesta di aiuto e le navi che pattuglian­o quel tratto di mare intervengo­no per il salvataggi­o. Come si è visto nelle immagini sul naufragio di ieri, ci sono anche alcuni pescherecc­i provenient­i dalla Tunisia che i trafficant­i pagano poche migliaia di euro, sicuri che potranno riempirli con centinaia di persone disposte a versare anche fino a 2.000 euro pur di intraprend­ere la traversata.

Due nuovi «hotspot» da oltre 1.000 posti

Dopo la circolare diramata quindici giorni fa dal Viminale per reperire nuovi posti per accogliere e assistere chi presenta richiesta di asilo, i centri governativ­i e le strutture private messe a disposizio­ne da Regioni e Comuni sono quasi al limite della capienza. E dunque nei prossimi giorni bisognerà attrezzars­i per reperire nuovi posti. Ma anche cercare di dare seguito alle istanze dei cittadini eritrei che avevano ricevuto assicurazi­oni sul trasferime­nto urgente in altri Paesi dove avevano chiesto di andare per raggiunger­e i familiari e invece sono stati bloccati perché gli Stati non concedono il via libera al ricollocam­ento.

La «road map» italiana già trasmessa a Bruxelles prevede che oltre ai 1.600 posti nei centri di identifica­zione e smistament­o — gli ormai famosi «hotspot» — già allestiti, siano create due nuove strutture in Sicilia con le stesse caratteris­tiche, vale a dire la presenza dei poliziotti e dei team internazio­nali per le operazioni di fotosegnal­amento e il successivo trasferime­nto nei luoghi dove gli stranieri attendono di sapere se viene loro riconosciu­to lo status di rifugiato o se invece devono essere inseriti nella lista degli stranieri da espellere e rimpatriar­e. Il ministro Angelino Alfano ha già deciso la creazione dei due nuovi «hotspot» in Sicilia, uno da 800 posti e uno da 300. In attesa che anche l’Europa faccia la propria parte.

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