Ferragamo e il turismo «Un disastro d’immagine ma la città ha reagito bene Ora tuteliamola di più»
FIRENZE «A futura memoria». Nella sala al primo piano di Palazzo Spini Feroni, casa madre e sede della boutique originaria, non arriva il frastuono del traffico impazzito sul Lungarno. Leonardo Ferragamo, figlio del capostipite Salvatore, socio della holding di famiglia e presidente dell’Associazione amici di Palazzo Strozzi, conosce l’antica propensione dei suoi concittadini per la caccia al colpevole, ma preferisce il sollievo alle accuse. «È un disastro solo per l’immagine, quelle fotografie stanno facendo il giro del mondo. Ma almeno non ci sono vittime». A parte la reputazione di Firenze, tutto bene? «Suvvia, guardiamo il bicchiere mezzo pieno. Mi sembra che ci sia stata una reazione immediata da parte dell’amministrazione e degli enti interessati. Spesso ci si sparla addosso, divisi per fazioni come siamo. Perché non dire che dopo questo incidente è stato fatto il possibile?».
Al netto delle responsabilità, è un monito?
«Si tratta di un episodio che ci fa rendere conto della fragilità del territorio sul quale abitiamo, della precarietà di alcune infrastrutture. Senza banalizzare, ma ci può insegnare a essere ancora più protettivi verso Firenze».
Oltre a essere fragile, non è anche un territorio un po’ troppo calpestato?
«Parliamoci chiaro: il turismo è il principale volano dell’economia fiorentina. Nell’ultimo decennio abbiamo acquisito una maggiore visibilità internazionale. E così sarà per molto tempo ancora. Chiaro, bisogna aspirare a un turismo educato e rispettoso, non da bivacco. Se questo incidente ci spingerà a una riflessione sull’orizzonte della città, sulle scelte da fare, allora davvero il danno sarà ridotto al minimo».
Firenze museo a cielo aperto oppure Firenze città viva e vera?
«Non ce lo dobbiamo chiedere perché è esploso un tubo dell’acquedotto, ma perché credo sia questo il dilemma dal quale dipende il destino della città».