In frenata il fatturato dell’industria Auto giù per la prima volta da fine 2013
Positivo il bilancio delle esportazioni verso i Paesi extra Ue: +3,9% ad aprile
Nella girandola di numeri che misurano giorno dopo giorno la temperatura dell’economia italiana, ieri è stata la volta del segno meno. Dice l’Istat che a marzo il fatturato dell’industria ha fatto segnare il peggior calo dall’agosto 2013, con una contrazione del 3,6% rispetto a un anno prima. Pesa il settore dell’auto che scende del 6,5%, registrando la prima flessione dal dicembre del 2013 e interrompendo così un lungo periodo di crescita. Anche se ci sono comparti che vanno ancora peggio, come quello dei prodotti petroliferi dove il crollo è a due cifre. E altri che remano controcorrente, come i computer e l’elettronica che salgono del 6,5%.
Secondo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, «non ci sono particolari preoccupazioni» perché «siamo alla coda di una crisi durata otto anni». Le cose vanno male anche se si abbassa la lente di ingrandimento sul dato congiunturale, con una diminuzione del fatturato di tutta l’industria italiana pari all’1,6% rispetto al mese precedente, febbraio 2016. Leggermente meglio il dato sugli ordinativi, che inciderà sul fatturato dei prossimi mesi. È vero che rispetto a un anno fa c’è sempre un calo, del 3,3%. Ma se il confronto si fa con il mese precedente viene fuori un aumento, fragilissimo, ma comunque un aumento: + 0,1%. L’unico dato davvero positivo arriva dalle esportazioni verso i Paesi extra Ue con una crescita del 3,9% registrata ad aprile, quindi con dati più freschi rispetto all’andamento dell’industria.
Dopo l’incontro di due giorni fa con i sindacati, continua l’approfondimento del governo per le misure sul lavoro e sulle pensioni da inserire nella prossima legge di Bilancio. Dal verbale della riunione, vengono fuori altri possibili interventi, come l’allargamento della Naspi, la nuova indennità di disoccupazione, per i lavoratori stagionali. Mentre viene corretto il tiro sui voucher, i buoni lavoro che negli ultimi mesi hanno fatto registrare un vero e proprio boom con il sospetto di qualche abuso. La tracciabilità in arrivo con un decreto ancora allo studio, cioè l’obbligo di inviare all’Inps via sms i dati del lavoratore prima di attivare il buono, riguarderà solo le imprese e i professionisti. Ma, a differenza di quanto sembrava fino a pochi giorni fa, non le famiglie. Niente obbligo di sms, dunque, per chi con i voucher paga la baby sitter o la colf. Fra i primi a parlare di boom sospetto dei voucher era stato il presidente dell’Inps Tito Boeri. Che ieri ha segnalato come nel 2023 l’istituto avrà un «passivo patrimoniale pari a 56 miliardi di euro». Dati che «possono sembrare allarmanti ma lo sono molto meno visto che l’Inps è una parte dello Stato». La sostenibilità, insomma, non è a rischio.